ROMA - In Italia ogni anno si registrano 500.000 infezioni ospedaliere che causano più di 5000 decessi. Un dato superiore al numero di vittime che annualmente si registra in incidenti stradali (3381 morti nel 2014). E' quanto afferma l'Amcli, l'Associazione Microbiologi Clinici Italiani che in occasione della giornata europea degli antibiotici che si celebra il 18 novembre, ribadisce il proprio impegno affinché siano valorizzate e sostenute le pratiche della microbiologie.
"Un maggior ricorso alla diagnosi e medicina di laboratorio preventiva - sottolinea Pierangelo Clerici, Presidente Amcli - è in grado di definire su dati certi il trattamento antibiotico più efficace in base al profilo del paziente e dell'infezione in atto". Due le direttrici suggerite per contrastare un trend di infezioni e decessi in continua crescita: una maggiore cultura ed una maggiore appropriatezza nella somministrazione di trattamenti antibiotici nei pazienti che realmente ne abbiano necessità.
"L'antibiotico-resistenza - ricorda l'Amcli - cioè la capacità dei batteri di evolversi rendendosi sempre più resistenti ai trattamenti antibiotici, è molto più veloce dell'industria farmaceutica nella ricerca di nuove molecole". Ne è la dimostrazione l'identificazione da parte del team di Microbiologia dell'Ospedale Careggi di Firenze, guidato dal Gian Maria Rossolini, di un ceppo di Enterobacter cloacae ultraresistente agli antibiotici. Non solo: i batteri multiresistenti si stanno anche diffondendo al di fuori degli ambienti ospedalieri.
Secondo uno studio condotto su base nazionale da Amcli ed in fase di pubblicazione è emerso che RSA e centri di assistenza sono sempre più spesso luoghi di colonizzazione di pericolosi microorganismi responsabili di gravi infezioni. Quasi l'8% delle klebsielle isolate da pazienti non ricoverati è infatti resistente alla maggior parte degli antibiotici compresi i carbapenemi.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA