Il servizio di interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) "deve essere presente in tutti gli enti ospedalieri, e questo secondo l'articolo 9 della Legge 194 sull'ivg. Ma non è così: in Italia è infatti 'fuorilegge' oltre il 40% degli enti ospedalieri". Lo afferma la presidente della Libera associazione italiana ginecologi per l'applicazione della legge 194 (Laiga), Silvana Agatone, che plaude alla decisione dell'Ospedale San Camillo di Roma di bandire un concorso per l'assunzione di ginecologi non obiettori. "Il numero di ospedali che erogano il servizio di ivg - sottolinea Agatone - è in continua diminuzione e attualmente solo il 59% degli ospedali garantisce l'ivg; questo vuol dire appunto che oltre il 40% delle strutture è fuorilegge". Inoltre, precisa, "la legge 194 afferma che devono essere erogate entrambe le tipologie di ivg previste: l'interruzione volontaria di gravidanza nei primi 90 giorni, e quella nel periodo successivo della gravidanza nel caso di malformazione del feto o pericolo di vita per la donna. In molti ospedali però - denuncia Agatone - l'interruzione volontaria di gravidanza oltre i 90 giorni non è presente". Insomma, commenta la presidente della Laiga, "il ministro della Salute dovrebbe prendere atto di quello che la legge 194 dice, considerando anche il carattere di urgenza che il servizio di ivg ha". Eppure, rileva, "non sono poche le situazioni in cui il servizio di ivg è assicurato da una sola persona. Ciò vuol dire che basta che il medico non obiettore sia in ferie o in malattia o vada in pensione perchè il servizio 'scompaia'". Per questo, "la decisione dell'ospedale San Camillo, sostenuta dal presidente Zingaretti, dovrebbe essere un esempio per tutto il resto d'Italia e sarebbe anche giusto avere un albo dei medici obiettori. L'obiettivo - conclude - è arrivare ad almeno il 50% di non obiettori per garantire il diritto all'ivg".
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