Ansiosi per la batteria del cellulare
scarica, nervosi per l'esaurimento del credito telefonico o
agitati per la mancanza della rete. L'ossessione per lo
smartphone, definita nomofobia, oggi colpisce milioni di persone
nel mondo, compresi molti italiani. Secondo l'Università di
Granada, la fascia di età più colpita sarebbe quella tra i 18 e
i 25 anni, giovani adulti con bassa autostima e problemi nelle
relazioni sociali.
Uno studio brasiliano sembra indicare che la nomofobia sia da
considerare una dipendenza patologica. Ma come si cura? Secondo
gli esperti con lo psicodramma. Un approccio 'creativo', con la
messa in scena di una situazione attraverso le parole e le
azioni. Una terapia di gruppo che sfrutta la messa in scena del
proprio vissuto per una rielaborazione.
Emerge da uno studio della Scuola di Psicoterapia Erich
Fromm, realizzato in occasione del XVIII Congresso Mondiale di
Psichiatria Dinamica, in corso a Firenze fino al 22 aprile,
attraverso il monitoraggio e l'analisi di oltre 100 testate
internazionali di settore e su un panel di 150 esperti di
psichiatria dinamica.
"L'utilizzo smodato e improprio del cellulare può provocare
non solo enormi divari fra le persone, ma anche portarle a
chiudersi in se stesse - spiega Ezio Benelli, presidente del
Congresso -. Ma lo smartphone, se usato in modo appropriato e
intelligente, regola la distanza nella comunicazione e nelle
relazioni, gestisce la solitudine e l'isolamento, assumendo
quasi il ruolo di antidepressivo multimediale, e permette di
vivere e dominare la realtà".
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