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Carlo Casini: 'La legge sull'aborto fatta troppo in fretta'

Carlo Casini: 'La legge sull'aborto fatta troppo in fretta'

Storico presidente Movimento vita: 'Un errore che portò alla fine della Dc'

ROMA, 14 maggio 2018, 18:30

di Alessandra Chini

ANSACheck

Carlo Casini e Vittoria Quarenghi del ' 'Movimento per la vita ' ' fotografati nella sede del movimento in attesa dei risultati definitivi del referendum nel 1981 ANSA - RIPRODUZIONE RISERVATA

Carlo Casini e Vittoria Quarenghi del  ' 'Movimento per la vita ' ' fotografati nella sede del movimento in attesa dei risultati definitivi del referendum nel 1981 ANSA - RIPRODUZIONE RISERVATA
Carlo Casini e Vittoria Quarenghi del ' 'Movimento per la vita ' ' fotografati nella sede del movimento in attesa dei risultati definitivi del referendum nel 1981 ANSA - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Il dato principale di quella legge è che fu fatta in fretta. Basti ricordare le parole del relatore di maggioranza dell'epoca: Giovanni Berlinguer che disse 'siamo costretti ad approvarla per evitare il referendum', poi ci ripenseremo. Si temeva che il referendum avrebbe favorito il terrorismo e dissolto la solidarietà nazionale, fu tutto troppo frettoloso". Carlo Casini, magistrato, esponente Dc e storico presidente del Movimento per la vita, ricorda così i momenti dell'approvazione della legge 194 sull'aborto il 22 maggio 1978, a soli 13 giorni dal ritrovamento del cadavere di Aldo Moro a via Caetani.
    Una legge che ha sempre combattuto e che, a suo avviso, segnò, tra l'altro, anche un momento chiave per la fine della Democrazia Cristiana. "Il governo (Andreotti ndr.) dovette firmare la legge - sottolinea Casini - così come il presidente della Repubblica Giovanni Leone ma ricordo che in diversi chiesero di non farlo, che La Pira fece degli appelli, ci sono i suoi telegrammi a Zaccagnini e ad Andreotti che lo testimoniano.
    E' stato un errore e la scomparsa della Dc è avvenuta anche per questo perché dopo l'anti-comunismo il partito avrebbe dovuto ritrovarsi nel valore della difesa della vita nuova". La battaglia politica, comunque, ricorda, fu dura. E nel 1975, dopo che "io stesso fui pm a Firenze e ci fu la denuncia degli aborti clandestini che venivano praticati in una clinica che sul campanello aveva il nome del Partito Radicale, fondammo i Centri Aiuto alla vita".
    Questo anche perché, osserva, "mi rendo conto che è difficile cambiare la legge ma almeno si può tentare di cambiare la cultura delle persone". Le donne - sottolinea - vanno sostenute. "Penso - dice - che i consultori debbano essere luoghi di prevenzione dell'aborto, non di accompagnamento all'aborto. I Centri Aiuti alla vita che abbiamo fondato a partire dal 1978 hanno salvato in questi anni 200mila bambini e le donne che abbiamo aiutato ci dicono: 'Grazie, avete salvato anche a me'. E in quarant'anni - racconta - abbiamo aiutato donne talvolta in condizioni terribili di povertà, mancanza di casa, droga, carcere e tutte ci hanno ringraziato. "Serve un risveglio - è il suo appello - del coraggio della donna. Nella donna c'è un coraggio più grande che nell'uomo, c'è bisogno di un nuovo femminismo". Va ritrovato, inoltre, "lo sguardo del bambino". "Chi sostiene il diritto all'aborto non guarda al bambino. Nessuna legge nega i diritti del concepito". 
   

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