Tutti i casi di meningite in Lombardia si sono verificati nella stessa area geografica nell'arco di un mese ma "poiché le autorità sanitarie stanno intervenendo in modo rapido e massivo, il focolaio può essere circoscritto evitando quindi un'epidemia su larga scala". L'attenzione, però, "deve rimanere alta sia nel caso specifico del focolaio di Bergamo sia nel caso di eventuali casi isolati che si potrebbero verificare". A fare il punto sul focolaio da meningococco C verificatosi tra dicembre 2019 e l'inizio del 2020 è l'Istituto Superiore di Sanità, sul portale online Epicentro.
Per condividere le attività intraprese, riporta l'Iss, che supporta la diagnosi e la genotipizzazione dei campioni, il 7 gennaio si è tenuta una riunione della task force attivata da ministero della Salute e con l'occasione è stata ripercorso il succedersi dei casi. Il primo ha manifestato i primi sintomi il 2 dicembre 2019 e la persona, deceduta il giorno successivo, non era vaccinata contro il meningococco di tipo C.
Esperti, molti casi recenti evitabili con vaccino
Riguardo ai casi di meningite verificatisi in provincia di Bergamo, "non è giustificata alcuna forma di allarmismo" ma "molti sarebbero stati evitabili se le persone colpite si fossero preventivamente vaccinate". La vaccinazione dei bambini, attualmente raccomandata e non inclusa tra le obbligatorie, infatti, "è ancora lontana dall'ottenere una copertura soddisfacente". Così Massimo Galli, past president della Società Scientifica Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit). Il meningococco è trasmesso per via aerea, resiste poco nell'ambiente esterno e viene pertanto 'passato' da una persona all'altra per contatti stretti facilitati da ambienti chiusi ed affollati. "Da qui la maggior frequenza di casi nei mesi invernali: gennaio è costantemente il mese con più segnalazioni", spiega Galli. Nel 2018, spiega Galli, "i bambini di due anni che in Italia risultavano vaccinati per il meningococco C erano sotto l'85%. Una più ampia copertura vaccinale nei bambini porterebbe anche alla riduzione della circolazione dei meningococchi tra gli adulti". Inoltre, in caso di focolai epidemici da meningococco C, come quello in corso, "è opportuno 'rafforzare' la vaccinazione - conferma il presidente della Simit, Marcello Tavio - le raccomandazioni internazionali lo prevedono in particolare quando in un'area ristretta l'incidenza risulta superiore a 10 casi per 100mila abitanti nell'arco di tre mesi". Ed è quanto le autorità sanitarie stanno facendo nell'area interessata dal focolaio attuale nella popolazione fino a 11 anni. Gli anziani, infatti, "non necessitano di vaccinazione, poiché essendo stati più volte a contatto con il batterio nel corso della loro vita, è verosimile che si siano spontaneamente immunizzati. I casi di meningite invasiva da meningococco sono infatti assai rari dopo i 50 anni".
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