"Nei primi 5 mesi del 2020, a causa della Covid-19, sono stati eseguiti circa 1 milione e 400.000 esami di screening in meno rispetto allo stesso periodo del 2019", ma ad oggi "nessuna Regione è a pieno regime nel riavvio degli screening, anche per ostacoli di carattere amministrativo, e molte non hanno neppure iniziato a recuperare gli esami non effettuati". E' la denuncia che arriva da Giordano Beretta, presidente dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e vicepresidente di Foce, la neo costituita confederazione che riunisce per la prima volta esperti di oncologia, cardiologia ed ematologia.
Oggi sono circa 3,6 milioni i cittadini in Italia vivi dopo la diagnosi di cancro, con un incremento del 37% rispetto a 10 anni fa. Il rischio, collegato alle difficoltà nel recuperare gli screening, è quello di vanificare gli importanti progressi ottenuti. "Una situazione molto grave - afferma Beretta - perché i ritardi potrebbero determinare, nei prossimi mesi, casi di cancro scoperti in fase avanzata, con necessità di trattamenti più aggressivi e di maggiori risorse". Nel 2020, nel nostro Paese, sono stimati 377.000 nuovi casi di cancro, pazienti che in molti casi debbono subire interventi. Ma, osserva Francesco Cognetti, presidente di Foce e di Fondazione Insieme contro il Cancro, "l'aumento dei casi di Covid rischia di saturare i letti di degenza ordinaria e delle terapie intensive a discapito dei pazienti più fragili, portando a cancellare interventi salvavita".
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