Almeno il 2% della popolazione europea usa i prodotti alternativi alle sigarette, dalle e-cig a quelle che 'non bruciano', e i grandi produttori hanno investito almeno 10 miliardi di dollari negli ultimi anni nella ricerca su questi sostituti. I numeri vengono dal Global Nicotine Forum di Varsavia, che con il titolo ‘rethinking nicotine’ sottolinea che non è la nicotina a causare i danni alla salute.
Nel mondo, è emerso durante una delle sessioni, sono in corso 146 studi che stanno cercando di dimostrare che il passaggio dalle sigarette elettroniche ai nuovi dispositivi dà benefici paragonabili a smettere di fumare. Alcuni effetti positivi sono già stati dimostrati con studi pubblicati, ad esempio sulla presenza di sostanze tossiche nel sangue che è molto minore rispetto a quella causata dalle sigarette o sull'attivazione di alcuni biomarcatori legati ai tumori, che avviene quando si assume il tabacco 'combusto' ma che invece non c'è usando le alternative. Una delle ultime ricerche pubblicate ha dimostrato invece che il microbioma intestinale di chi passa dalle sigarette tradizionali a quelle alternative diventa simile a quello di chi ha smesso del tutto.
Nonostante la popolarità, con alcune stime che affermano che nel mondo ci sono 35 milioni di 'svapatori' che diventeranno 55 milioni nel 2021, in alcuni Paesi i dispositivi non hanno vita facile. In Australia ad esempio sono proibiti, mentre in Brasile ne è vietata la vendita. "I fumatori che non riescono a smettere - ha affermato Gerry Stimson, uno degli organizzatori - dovrebbero essere incoraggiati a provare questi prodotti a rischio ridotto. Bisogna far capire che la nicotina crea dipendenza, ma non è questa sostanza che causa i danni alla salute".
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