"È impossibile che il tracciamento della persona singola resti anonimo anche se necessario per un monitoraggio efficace della diffusione del coronavirus: per questo bisogna affrontare la questione con la legge sulla protezione dei dati personali (GDPR)". Così in un'intervista all'ANSA il Garante Ue per la privacy Wojciech Wiewiórowski dopo che la Commissione Ue ha presentato le raccomandazioni di Bruxelles ai governi Ue per lo sviluppo di app di tracciamento per la pandemia.
I governi avranno tempo fino al 15 aprile per presentare una 'cassetta per gli attrezzi' con le linee guida per le app che dovranno controllare la diffusione del contagio. Quanto alle misure a cui i singoli Paesi stanno pensando o hanno in alcuni casi già intrapreso "la Commissione sta sicuramente raccogliendo dati su cosa si sta facendo negli stati membri, prendendo informazioni dai governi, siamo anche noi in contatto con le autorità della protezione dei dati europee e i garanti per la privacy, ma non è nostro compito commentare la situazione dei singoli Paesi" ha detto il Garante Ue.
Quanto al rischio che i governi di democrazie più deboli possano utilizzare la raccolta di dati per fini politici e per limitare la libertà delle persone, Wiewiórowski ha auspicato che "tutti i Paesi Ue siano consapevoli che i dati raccolti potranno essere usati solo per lo scopo di contrastare la diffusione del coronavirus e le autorità non possono utilizzarli per cose che non abbiano a che fare con questo". Un potenziale pericolo, secondo il Garante, comunque può esserci ogni volta che si condividono informazioni personali o confidenziali, ma "spero che le autorità per la protezione dei dati siano coinvolte in ogni singolo passaggio per assicurare che queste misure siano temporanee e prese solo per questo scopo. Devono durare solo il tempo necessario e fino alla fine della crisi".
Rispetto ai rischi che possono provenire dalle app "si devono tutelare le persone più vulnerabili, come possono essere i minori o gli anziani che non hanno competenze tecnologiche adeguate e potrebbero non essere consapevoli dei possibili pericoli". Anche la tecnologia deve giocare il suo ruolo, secondo il garante, perché se i dati sui singoli proverranno dagli operatori telefonici attraverso la localizzazione semplicemente del cellulare saranno poco precisi sulla posizione del singolo, potrebbe dirci in quale edificio si trova la persona ma non in quale piano o in prossimità con altri individui. "Una sorta di sistema bluetooth potrebbe invece - spiega il garante - aiutare a capire la vicinanza tra le persone, se sono distanti o meno, ma non sarebbe comunque in grado di dirci se c'è un muro o un plexiglass tra due persone, ci direbbe solo la prossimità. Per questo - conclude - per il contrasto al coronavirus ci vuole una tecnologia appropriata che sia efficace per il tracciamento dei singoli".
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