Diventa un sensore sismico e per gli tsunami il cavo sottomarino in fibra ottica 'Curie' di Google, che collega la California al Cile. Lo dimostra lo studio pubblicato sulla rivista Science dai ricercatori del California Institute of Technology (Caltech) e della stessa azienda di Mountain View. Fra gli autori anche l'italiano Antonio Mecozzi, dell'Università de L'Aquila. Inaugurato nel 2019 e lungo circa 10.000 chilometri, il cavo Curie collega la città di Los Angeles al centro cileno di Valparaiso, a una profondità tra 4 e 6 chilometri.
I cavi sottomarini in fibra ottica, spina dorsale di Internet, sono sensibili alle variazioni di temperatura e alla pressione delle onde. Monitorando la trasmissione dei dati è, quindi, possibile associare eventuali variazioni termiche o di pressione a un evento esterno, dovuto all'attività sismica nei fondali marini o al moto ondoso in superficie.
"La tecnica - spiega all'ANSA, Mecozzi - è basata sul fatto che i terremoti e la pressione delle onde inducono una differenza di cammino della luce nella fibra ottica di meno di un decimillesimo di millimetro, e sull'accurata misura di questa minuscola differenza alla fine del viaggio che la luce compie nella fibra", aggiunge l'esperto.
Adottando questa strategia, gli autori dello studio, nel corso di un monitoraggio di nove mesi sul cavo Curie tra la California e il Cile, hanno registrato una trentina di maremoti e circa venti scosse sismiche, come quella che ha colpito il Messico nel giugno 2020. In prospettiva, precisano gli esperti, la rete in fibra ottica degli oceani in cui viaggia gran parte dei dati del Pianeta, può diventare un utile sistema di monitoraggio e rilevamento continuo e in tempo reale di terremoti e tsunami marini.
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