La carenza globale di semiconduttori, un problema per il mondo tecnologico e quello delle auto, acuito dalla pandemia, potrebbe continuare fino al 2023. Lo conferma a Bbc News Jim Whitehurst, presidente di Ibm, una delle principali società al mondo produttrice di chip. Il problema è così sentito che qualche giorno fa il presidente Usa Joe Biden ha partecipato ad una riunione di colossi della tecnologia e dell'auto per studiare un piano di aiuti, che consenta anche di affrancarsi dalla Cina.
"C'è un grande ritardo tra il momento in cui viene sviluppata una tecnologia e quando entra in fabbricazione - ha spiegato Whitehurst - Quindi, francamente, stiamo guardando ad un paio di anni prima di ottenere una capacità incrementale sufficiente per alleviare tutti gli aspetti della carenza di chip". Per il presidente di Ibm, inoltre, bisogna concentrarsi sugli investimenti in impianti di fabbricazione.
Intel, ad esempio, ha annunciato l'intenzione di investire 20 miliardi di dollari per costruire due nuove fabbriche di chip in Arizona, mentre Samsung prevede di costruire una fabbrica di chip da 17 miliardi di dollari sia in Corea del Sud sia negli Stati Uniti. Anche la taiwanese Tsmc ha innalzato la previsione sugli investimenti a 100 miliardi di dollari nei prossimi tre anni nel tentativo di aumentare la propria capacità di produzione.
La Cina, secondo il South China Morning Post, sta rastrellando e aumentando le scorte di microchip, a dispetto della carenza che il settore sta scontando a livello mondiale.
Le importazioni cinesi di semiconduttori sono salite ai massimi storici a marzo, toccando la cifra record di 58,9 miliardi di unità di microchip, per un valore di 35,9 miliardi di dollari.
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