Nel secondo trimestre del 2020 i
crimini informatici in Italia sono aumentati di oltre il 250%
rispetto ai primi tre mesi dell'anno (171 rispetto a 47), con
picchi di attacchi, incidenti e violazioni della privacy a danno
di aziende, privati e pubblica amministrazione nel mese di
giugno (86). E' quanto emerge dal report dell'Osservatorio
Cybersecurity di Exprivia, che ha collegato al Coronavirus la
maggior parte dei fenomeni segnalati, analizzando 40 fonti di
informazione pubbliche.
"Complici - secondo il report - l'incremento dello smart
working, una maggiore connessione ai social network durante
l'emergenza e la riapertura delle industrie subito dopo il
lockdown" con un "rischio elevato per i sistemi di
videosorveglianza presi di mira dagli hacker".
Nel 60% dei casi si è trattato di furto di dati (+ 361%
rispetto al primo trimestre). Il 17% degli attacchi è avvenuto
tramite malware, software o programmi informatici malevoli, che
hanno sfruttato il Coronavirus per attirare l'attenzione degli
utenti. Tra questi, il programma "Corona Antivirus" o "Covid 9
Antivirus", un malware che permette ai criminali informatici di
connettersi al computer delle vittime e spiarne il contenuto,
rubare informazioni o utilizzarlo come vettore per ulteriori
attacchi.
E ancora "CovidLock", un ransomware, tipologia di malware che
rende un sistema inutilizzabile esigendo il pagamento di un
riscatto per ripristinarlo, che prende di mira gli smartphone
Android quando si cerca di scaricare un'app di aggiornamenti
sulla diffusione del Coronavirus. Dal report si evince, inoltre,
che nel secondo trimestre in Italia sono cresciuti del 700% gli
attacchi di matrice 'hacktivistica', un fenomeno emergente
spesso collegato a campagne internazionali su temi di grande
attualità come "black-lives-matter" e "revenge-porn".
Quadruplicate infine le truffe tramite tecniche di phishing e
social engineering.
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