ROMA - I mezzi di comunicazione si confermano centrali per l'accesso all'informazione e per "maturare orientamenti utili alle scelte politiche". Ma lo scenario mondiale è "caratterizzato dall'emergere di fenomeni patologici come quello delle cosiddette 'fake news', e più in generale della disinformazione". E' il quadro delineato dal Rapporto sul consumo di informazione stilato dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e basato su un'indagine condotta nel 2017 da Gfk Italia per conto della stessa Agcom su un campione di oltre 14 mila individui.
Secondo il rapporto, la possibilità di accedere a più mezzi, in molteplici modi e momenti, innalza l'esposizione all'informazione. Gli italiani accedono all'informazione online prevalentemente attraverso le fonti 'algoritmiche', ossia social network e motori di ricerca (54,5%), mentre si registra una minore fruizione delle fonti editoriali, come siti web e applicazioni di editori tradizionali e nativi digitali. Il 19,4% indica una fonte algoritmica come la più importante nella propria dieta informativa. Tra queste fonti, però, si riscontra una minore affidabilità percepita, in particolare per i social, ritenuti affidabili o molto affidabili da meno del 24% di chi li consulta per reperirvi informazioni. Quanto ai minorenni, Internet svolge un ruolo di primo piano nella dieta mediatica: un quarto dei minori non si informa, o lo fa usando un solo mezzo di informazione, che molto spesso è proprio il web.
Inoltre più di metà di coloro che si informano sul web, usa i social a tale scopo (55,8%). Il Rapporto mostra come gli individui più schierati dal punto di vista ideologico (polarizzati) ricorrano in maniera piuttosto ampia ad Internet come mezzo di comunicazione per informarsi, secondo dinamiche che portano alla formazione delle cosiddette 'echo chamber', ossia da individui che discutono solo all'interno di una cerchia di persone vicine ideologicamente.
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