Nel settore delle minacce
informatiche il 2016 ha incoronato il "ransomware", e cioè il
sequestro virtuale di computer e smartphone - sia di cittadini
sia di imprese - che vengono resi inutilizzabili finché non si
paga un riscatto. Gli esperti di cybersicurezza di SonicWall
parlano di "crescita esplosiva": gli attacchi sono passati dai
3,8 milioni del 2015 a 638 milioni nel 2016.
Per la prima volta in diversi anni, nel 2016 gli attacchi
informatici sono diminuiti, da 8,19 miliardi del 2015 a 7,87
miliardi. In controtendenza è però il fenomeno ransomware. La
svolta c'è stata a marzo, con il passaggio da 280mila a 30
milioni di attacchi. Solo nel primo trimestre - si legge nel
rapporto - le aziende hanno pagato ai sequestratori 209 milioni
di dollari. Tra questi c'è la clinica Hollywood Presbiterian,
che a febbraio ha ammesso di aver sborsato 17mila dollari. La
crescita è proseguita nel corso dell'anno, con 266,5 milioni di
attacchi nel quarto trimestre che lasciano prevedere un
incremento anche nel 2017.
Alla base del boom del ransomware, spiegano gli analisti, ci
sono una serie di fattori: un accesso più facile al mercato nero
di internet, i costi bassi e la semplicità tecnica richiesti per
sferrare un attacco, e la diffusione dei Bitcoin, la
cryptovaluta che abbatte le possibilità di tracciare i pagamenti
e quindi il rischio per i criminali di essere acciuffati.
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