Dopo lo scandalo che ha travolto Facebook in molti si sono detti pronti a cancellarsi dal social, ma in realtà con la 'creatura' di Zuckerberg si è prodotta una vera dipendenza psicologica. Lo affermano su The Conversation alcuni esperti della Pennsylvania State University, secondo cui ci sono sette meccanismi che rendono difficile 'scappare'.
Il primo gancio che tiene attaccati ai social è la falsa sensazione di avere molti amici che danno le infinite possibilità di interazione con gli altri. A questo si aggiunge il fatto che attraverso la scelta dei dati personali da condividere si può proiettare un'immagine ideale di sè, suscitando quindi una migliore reazione negli altri.
Un'altra delle gratificazioni psicologiche a cui è difficile rinunciare è la possibilità di avere una finestra sulla vita degli altri, e di soddisfare quindi l'innata curiosità nei confronti di chi ci sta vicino ma anche di persone famose. Essere sui social inoltre ha anche di per sè un vero e proprio valore. "Alcuni studi hanno mostrato che un uso attivo di Facebook aumenta il capitale sociale di una persona, ed è associato ad un aumento dell'autostima e del benessere".
I social, aggiungono gli autori, danno anche la possibilità di 'allargare la propria tribù', e quando si posta una storia ma anche solo quando si recensisce un prodotto su Amazon si ha la sensazione di appartenere a un 'bandwagon', un movimento di successo. Questo effetto è anche alla base di un altro meccanismo per cui ci si sente appagati se si ha una 'validazione esterna', con molte persone che attraverso 'like' e commenti mostrano di pensarla allo stesso modo del soggetto.
Infine, conclude l'articolo, ci sono gli effetti di dipendenza che l'algoritmo stesso insito in Facebook cerca di creare. "L'algoritmo che raccoglie le informazioni personali è lo stesso che spinge ad essere social, sulla base dei propri interessi, dei comportamenti e del network di amici".
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