"Ok allo smart working ma si torni allo spirito della legge 81/2017 che lo definisce" ora la parola d'ordine è "prorogarlo, conseguentemente alla proroga dello stato di emergenza da parte di Conte, ma legarlo alla contrattazione tra le parti e allo svolgimento del lavoro stesso che si basa su obiettivi e fasi come da legge e prevedere un ritorno in modo graduale tra lavoro in presenza e a distanza".
E' la proposta della senatrice di Italia Viva Annamaria Parente, vicepresidente della Commissione permanente sul Lavoro in Senato contattata telefonicamente dall'ANSA, che "potrebbe arrivare nei prossimi provvedimenti di Governo" in merito allo smart working e alla proroga dello stato di emergenza Covid 19 fino al prossimo 31 dicembre.
"Nel corso dello stato di emergenza - specifica - infatti abbiamo assistito non ad uno smart working ma ad un lavoro da remoto". La Senatrice, sostenitrice della prima ora della normativa sul lavoro agile spiega che "con lo stato di emergenza si è decisa una sospensione della norma con uno smart working generalizzato che va al di là dell'accordo individuale previsto dalla legge". "Con la proroga dello stato di emergenza al 31 dicembre di conseguenza si prorogherà lo smart working - aggiunge - ma penso che gradualmente si debba tornare allo spirito della legge che è quello di legarlo alla contrattazione prevista che nel momento emergenziale è stata sospesa".
Riguardo all’importanza di tale modalità quindi ribadisce: “Intanto perché il lavoro agile non è detto che sia fatto da casa ma in altro luogo, come non è stato possibile fare evidentemente nel corso del lockdown” e perché “inoltre la legge prevede un lavoro basato su risultati e per obiettivi non sull’orario per rendere anche da casa il lavoro conciliabile con la famiglia”.
“La normativa di febbraio-marzo – sottolinea Parente - non dice che non si fa accordo ma che si può sospendere e soprattutto nel dibattito attuale sulla conciliazione lavoro famiglia, in particolare per le donne, è invece uno strumento importante , quindi non bisogna legare il lavoro in modalità agile a degli orari e ricordiamo che nella legge è previsto il diritto alla disconnessione”
Nel periodo transitorio fino al prossimo 31 dicembre per la senatrice Parente inoltre “con il ritorno graduale all’alternanza tra lavoro in ufficio e agile bisognerà calibrarlo con la riorganizzazione dei trasporti nelle città, abbassare il livello di traffico, e legare la legge 81 al welfare aziendale per favorire la conciliazione lavoro-famiglia”.
Per questo “bisognerà riprendere inoltre la norma sul welfare aziendale che prevede degli incentivi di produttività sul salario di secondo livello a chi fa smart working e così su come incentiviamo le aziende ad inserirlo nel welfare aziendale e quindi metterlo nell’alveo della conciliazione, magari pensando ad incentivi normativi o fiscali”. Nel periodo di transizione, anche per venire incontro alla crisi economica dei negozi, la Parente inoltre propone “forme di coworking, luoghi dove si riuniscono tre o quattro persone che fanno lavoro agile e possono stare insieme e così conciliarlo anche con la crisi degli esercizi commerciali nei centri delle Città che hanno subito l’assenza dei cittadini nei luoghi di lavoro”.
La vicepresidente della Commissione Lavoro di palazzo Madama sostiene inoltre che lo smart working debba “essere incentivato per le persone con disabilità, - su cui è passato un emendamento al Dl Rilancio- che sono anche le più esposte all’epidemia”. Ora l’obiettivo per la senatrice è quello che “lo smart working torni allo spirito della legge” e “nello stesso tempo prevedere un ritorno graduale al lavoro soprattutto per la Pa, per riprendere gradualmente, stando attenti al l’evolversi dell’epidemia, una vita “ normale” , facendo tesoro dell’esperienza di questi mesi per rilanciare modalità organizzative di lavoro innovative e più vicine alle esigenze delle persone e delle aziende”.
La Parente infine non ha dubbi :“La sostanza del lavoro agile è anche l’autonomia della lavoratrice e del lavoratore che si organizzano su un obiettivo che devono raggiungere e quindi riescono a conciliare il lavoro con la famiglia”.
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