L’annuncio della nascita della nuova “Super League” ha generato un vero e proprio terremoto mondiale nel mondo del calcio. L’Associazione dei Club Europei, Uefa e Fifa, molti calciatori e leader politici europei, si sono chiaramente espressi contro la Super League finanziata da JPMorgan e promossa dai 12 club europei che hanno aderito in qualità di club fondatori.
Stefano Barigelli, direttore de “La Gazzetta dello Sport” nel suo editoriale di oggi ha scritto che «La Superlega non ci piace. Non ci piace questo calcio di plastica, immaginato da un gruppo di presidenti e finanzieri che vogliono non solo rompere con l'Uefa, ma trasformare la più appassionante competizione europea in un trofeo a inviti. Non ci piace la modalità con cui tutto è avvenuto. Di nascosto, sottobanco».
Ma come hanno reagito invece i tifosi, le persone, alla notizia? Per dare una risposta alla domanda ANSA e DataMediaHub hanno analizzato le conversazioni online (social + news online + blog e forum) dall’inizio, da quando è trapelata la notizia, sino a stanotte.
Sono state analizzate sia le conversazioni a livello internazionale che quelle esclusivamente in italiano monitorando i due hashtag principali: #SuperLeague e #SuperLega.
Per quanto riguarda le conversazioni relative a #SuperLeague le citazioni online sono state circa 777mila, da parte di più di 72mila autori unici, i cui contenuti hanno coinvolto (like + commenti + condivisioni) poco meno di 5 milioni di persone. Di queste il 14.8% dall’Italia, seconda nazione al mondo per volume di conversazioni online sull’uragano che si è abbattuto sul calcio mondiale.
Tale volume di conversazioni ha generato una portata potenziale (“opportunity to be seen”) di 6279 miliardi di impression, di esposizioni a contenuti relativi alla Super League. Valore che stimiamo ragionevolmente aver generato effettivamente 313,9 miliardi di impression effettive. Numeri impressionanti.
Il contenuto che ha generato maggior coinvolgimento è il tweet di Bastian Schweinsteiger, ex calciatore tedesco che ha militato nelle fila di Bayern e Manchester United, che non ha dubbi sulla questione e afferma che «Se la #SuperLeague si realizzerà, distruggerà il calcio con i suoi campionati nazionali come lo conosciamo e questo è un pensiero molto triste per me».
La “tag cloud”, la nuvola di parole degli hashtag più utilizzati in associazione a #SuperLeague fuga ulteriori dubbi sul sentiment generale con #BoycottEuropeanSuperLeague, piuttosto che #SayNoToSuperLeague e #FootballAgainstSuperLeague a spiccare tra gli altri.
Per quanto riguarda #SuperLega, e dunque le conversazioni online esclusivamente in italiano, le citazioni sono state poco meno di 57mila, da parte di quasi 5mila autori unici, i cui contenuti hanno coinvolto, nei termini sopra riportati, quasi 1.9 milioni di persone. La portata potenziale di tali conversazioni è stata di 1,85 miliardi di impression, che stimiamo ragionevolmente aver generato effettivamente attorno a 92,8 milioni di impression.
Naturalmente, come difficilmente poteva essere altrimenti, tra coloro che hanno partecipato, direttamente o indirettamente, alle conversazioni online sul tema, netta prevalenza di soggetti di sesso maschile e di giovane età (25-34 anni).
Il contenuto che ha creato maggior engagement è il tweet di Riccardo Cucchi, Caporedattore sport Radio 1 RAI, che scrive che «In fondo la #SuperLega è un paradigma di dove sta andando il mondo: ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri». Visione cha abbina le dinamiche socio-economiche in corso alla frattura nel mondo del calcio.
Dalla word cloud dei termini maggiormente associati alle conversazioni online sul tema spiccano affermazioni quali “decisamente sbagliata”, “avidità” o “ricchi club europei”, ma anche “parlano di immoralità” in riferimento all’atteggiamento giudicato eccessivamente morbido nei confronti dello svolgimento dei prossimi mondiali in Qatar.
Insomma, da un lato la fame di ricavi da parte dei club coinvolti, che chi più chi meno sono tutti fortemente indebitati, e dall’altra parte lo spirito della sportività. Una partita tutta da giocare che comunque finisca appare evidente che danneggerà l’immagine del calcio.
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