Oltre 56 mila imprese fatturano più di 140 miliardi di euro, di cui quasi 35 grazie alle esportazioni. Un business in costante crescita che in 6 anni ha messo a segno un aumento del 25,2%, registrando nel 2018 un +2,8% rispetto al 2017. E' lo spaccato del food&beverage tricolore, secondo il Rapporto sull'Industria alimentare stilato dalla Luiss Business School e presentato in occasione del primo convegno di Federalimentare "Industria alimentare: cuore del made in Italy".
Obiettivo dello studio è evidenziare i fattori di forza e di criticità del comparto, in modo da contribuire alla definizione di una vera politica industriale nazionale per l'alimentare.
E' un gigante arrivato ad essere il secondo settore manifatturiero in Italia, grazie anche alla significativa performance della 'Dop economy'. Con 200 mila imprese, detiene quasi un terzo delle Indicazioni Geografiche nel mondo (822 denominazioni Dop, Igp e Stg su circa 3 mila) per un valore di 15 miliardi alla produzione e di 8,8 miliardi all'export. Un patrimonio che vale il 18% del settore e il 20% delle esportazioni. Il made in Italy è riconosciuto ovunque come un vero e proprio brand, segnala il Rapporto, sinonimo di qualità grazie a un insieme di fattori. Primo tra tutti il prodotto, risultato della trasformazione di ingredienti semplici ma di elevato livello, integrati attraverso un processo produttivo e un know how unico al mondo. Un sistema dove però non mancano le criticità evidenziate nel Rapporto Luiss. Una tra tutte è la frammentarietà delle imprese: il 98% delle piccole e micro e solo l'1% della totalità con più di 250 dipendenti avrebbero necessità di presentarsi sui mercati esteri come un sistema produttivo compatto e portatore di valori unitari, anziché come un agglomerato di brand differenti.
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