Più acquacoltura e meno pesce straniero sulle tavole italiane. E' la strada indicata dal sottosegretario al Ministero delle Politiche agricole, Franco Manzato (Lega), per poter arginare le massicce importazioni di prodotti ittici che oggi superano l'80%. Secondo l'Ismea, a fronte di 348 mila tonnellate tra pescato in mare e allevato nazionale, se ne acquistano dall'estero più di 1 milione di tonnellate, e se ne esportano appena 123 mila.
"Occorre puntare dritto sull'alta qualità del sistema italiano di acquacoltura, che stiamo costruendo insieme alle Regioni", spiega all'ANSA Manzato, anticipando il messaggio che lancerà domani nella prima giornata del Seafood Global 2019 di Bruxelles, la più importante fiera mondiale del settore, con la partecipazione di imprese provenienti da circa cento Paesi.
"Solo in questo modo si potranno erodere in modo sensibile quote alle importazioni di pesce straniero - aggiunge - tenendo ben presente le politiche dell'Unione Europa orientate sempre più verso un contenimento delle attività di cattura. Da qui il nostro impegno per sviluppare il più possibile questa attività insieme alle Regioni interessate, a partire dalle concessioni demaniali".
Secondo il sottosegretario è fondamentale anche puntare sulla tracciabilità del prodotto ittico italiano, alla stessa stregua di quello agricolo, dando informazioni chiare e trasparenti al consumatore, che ha diritto di sapere e quindi di poter scegliere. Un punto, questo, contenuto nella proposta di legge di riordino del settore ittico presentata alla Camera dalla Lega, che prevede di inserire la data di cattura su tutte le confezioni di prodotti ittici, fresco sia pescato che allevato e surgelato.
Tre comma a cui collaborato l'Alleanza delle Cooperative Italiane, secondo cui potrebbe stimolare i consumi di prodotti italiani a 360 gradi, rendendo trasparente le operazioni commerciali.
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