Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha ribadito in una nota l'esclusione dell'acquacoltura, in quanto attività produttiva, dall'ambito applicativo della direttiva Bolkestein, chiarendo in modo inappellabile la natura e la disciplina delle concessioni delle aziende di maricoltura. Una certezza per i maricoltori italiani, come fa sapere l'Associazione Piscicoltori Italiani, nel ringraziare il ministero per questa precisazione che elimina la penalizzazione per la produzione ittica. "A fronte di oltre 8mila km di coste - ha affermato Pier Salvador, presidente Api, in rappresentanza di tutti i maricoltori italiani - sono attualmente attive solamente 20 concessioni off-shore, tanto che soltanto 2 pesci ogni 10 consumati sono italiani. La richiesta di specie ittiche pregiate di acquacoltura (spigole, orate, ombrine e ricciole) è particolarmente elevata nel nostro Paese, il mercato mediterraneo a maggior consumo e, almeno finora, si è dovuti ricorrere all'importazione per soddisfare la domanda in continua crescita".
L'Associazione auspica che le Pubbliche Amministrazioni competenti per le diverse aree e ambiti adotteranno i necessari consequenziali atti, a tutela degli acquacoltori, rimuovendo finalmente uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo dell'allevamento ittico in strutture off-shore. "I maricoltori italiani producono seguendo standard qualitativi molto elevati - conclude il presidente - adottando in gran parte il Disciplinare 'Acquacoltura Sostenibile' relativo al Sistema di Qualità Nazionale Zootecnica, promosso dal Masaf".
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