Fare chiarezza a livello Ue sull'utilizzo commerciale di nomi come 'Veggie mortadella', 'Meatless meatballs' (polpette di carne senza carne), 'Vegetarian bacon' o 'Gran chorizo vegan', Bresaola e Fiorentina vegan. Sono tornati a chiederlo con una lettera aperta alla Commissione Ue i trasformatori di carne europei aderenti al Clitravi, a circa un anno dalla comparsa sugli scaffali di tutta Europa di prodotti che alludono a carni, tagli o denominazioni tipiche di carni, che però di carne non sono, accompagnate dalla specifica 'vegetariano' o 'vegano'. Perché proprio quest'ultimo accorgimento rende le etichette perfettamente legali dal punto di vista delle regole Ue. Anche se i prodotti in questione "si avvantaggiano di denominazioni chiaramente riferibili a prodotti a base di carne", per metterla nei termini di un'interrogazione alla Commissione presentata dagli eurodeputati Paolo De Castro e Giovanni La Via lo scorso novembre.
L'iniziativa dei due eurodeputati italiani era stata preceduta nel maggio 2016 da un'altra analoga domanda all'esecutivo comunitario, firmata dall'europarlamentare tedesca Renate Sommer, madrina dell'Eurocamera del regolamento sull'etichettatura, varato nel 2011. In entrambi i casi Bruxelles ha risposto che le disposizioni vigenti sono sufficienti "per tutelare i consumatori da indicazioni ingannevoli". Dal punto di vista degli standard commerciali sugli alimenti di origine animale, norme Ue esistono solo per il miele e alcuni prodotti lattiero-caseari. Per il resto, ogni paese fa da sé. In Italia, per esempio, nomi come 'prosciutto stagionato' o 'salame' possono riferirsi solo a prodotti di carne suina. In Spagna l'elenco delle denominazioni è leggermente diverso.
In Francia il punto di riferimento è un codice di autoregolamentazione adottato da tutta la filiera. Di recente in Germania, nonostante l'industria alimentare abbia scommesso sulla crescita del segmento 'carni senza carni', il ministro dell'agricoltura Christian Schmidt ha dichiarato guerra al 'Wuerst vegano'. Per "evitare informazioni fuorvianti ai consumatori", il Clitravi propone a Bruxelles di marcare una netta differenza, aprendo ai nomi che contengono il riferimento a una presentazione del prodotto, ma chiudendo la strada ad allusioni a tagli e denominazioni tipiche. In due parole: sì alla polpetta vegetariana, no alla pancetta o alla mortadella.
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