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'Home restaurant': Fipe, senza regole e salute a rischio

'Home restaurant': Fipe, senza regole e salute a rischio

Fiore, canale parallelo che distorce il mercato ed evade fisco

ROMA, 19 gennaio 2016, 17:02

Redazione ANSA

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Una decisa azione nei confronti degli 'home restaurant' che evadono il fisco, distorcono il mercato e mettono a rischio la salute, mancando controlli sugli alimenti preparati. A chiederlo è la Fipe, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi oggi in un'audizione alla Camera, dove ha sottolineato la necessità di contrastare ogni attività che mette a rischio la sicurezza dei consumatori e opera senza sottostare ad alcuna regola fiscale e contributiva. Ospitare persone a casa propria per pranzi, cene o aperitivi dietro pagamento di un corrispettivo specifico, secondo la Federazione, è una vera e propria azione imprenditoriale che deve rispettare una severa regolamentazione, alla stregua di qualsiasi altro ristorante. ''La crescente diffusione degli home restaurant in Italia - ha dichiarato il Direttore Generale della Fipe, Marcello Fiore - complici la crisi e il contributo dei social network, se non contrastata immediatamente, rischia di costituire un canale parallelo di offerta organizzato, ma non controllato da molteplici punti di vista''. In particolare la Fipe chiede di incrementare l'impegno normativo messo parzialmente in atto dal Ministero dello Sviluppo Economico, in base alla quale gli home restaurant sono considerate attività imprenditoriali a pieno titolo; in mancanza di controlli preventivi e di idoneità, l'home restaurant è da considerarsi un luogo a rischio per il cliente, che paga un corrispettivo anche cospicuo per fruire di un servizio privo di qualsiasi garanzia. La Federazione ricorda infatti che, in base ai dati dell'Istituto Superiore di Sanità, la maggior parte delle tossinfezioni alimentari deriva dall'ambito domestico, con picchi del 70% per le preparazioni di conserve casalinghe, manca, inoltre, una regolamentazione su somministrazione e consumo di bevande alcoliche e il divieto di fumo. Le Fipe ha fatto notare anche il vuoto contributivo e fiscale, sia per quanto riguarda la posizione previdenziale degli operatori, sia per la mancata certificazione dei corrispettivi con scontrini o ricevute fiscali.

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