In un anno hanno lasciato il territorio di guerra quasi 32,8 milioni di tonnellate di prodotti agricoli, tra mais (51% pari a 16,8 milioni di tonnellate), grano (27% pari a 8,9 milioni di tonnellate), olio di girasole (11% tra olio e semi pari a 3,5 milioni di tonnellate) e altri prodotti secondari, muovendosi dai tre porti inseriti nell'accordo Chornomorsk (38,7% del totale), Yuzhny (31,9%) e Odessa (29,4%).
In Italia sono arrivati in totale quasi 2,1 milioni di tonnellate di prodotti, di cui il 65,7% è mais (1,3 milioni di tonnellate), il 21,1% pari a 435mila tonnellate è grano tenero mentre il 5% è olio di girasole (100mila tonnellate). L'accordo, spiega il Centro Studi Divulga, "è stato importante per il nostro Paese perché è servito a limitare in parte la spinta inflattiva, comunque alimentata da altre variabili come energia e trasporti, e a garantire un costante approvvigionamento di quelle materie prime di cui il nostro Paese ha bisogno essendo non autosufficiente. In particolare il mais per l'alimentazione degli animali, il grano tenero per la produzione di pane o biscotti o l'olio di girasole che viene utilizzato dalle industrie italiane e che nei primi mesi del conflitto era praticamente introvabile".
Nel 2021, prima dell'inizio del conflitto, l'Ucraina con 1/3 della produzione mondiale di olio di girasole è stato il primo esportatore al mondo coprendo il 46% dell'export mondiale.
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