(di Paolo Petroni)
EVELYNE BLOCH-DANO, 'LA FAVOLOSA
STORIA DELLE VERDURE' (ADD Ed. pp. 190 - 16,00 euro - traduzione
di Sara Prencipe) Naturalmente vien facile cominciare citando
'La principessa sul pisello', la fiaba di Hans Christian
Andersen il cui sonno, sopra venti materassi e venti cuscini, è
gravemente disturbato e il corpo martoriato dalla presenza
sottostante appunto di un pisello. E lo è anche per Évelyne
Bloch-Dano, autrice di questo divertente e sapiente libretto,
gustoso e pieno di curiosità, sul mondo e sulla storia delle
verdure, quando inizia la voce 'Pisello'. Una voce in cui, dopo
Teofrasto e Plinio, si citano Arcimboldo e i denti della sua
'Estate' per arrivare ai quadri di Pissarro dedicati alla
raccolta dei piselli, ricordando infine che si dice "Flaubert
andasse pazzo per l'anatra ai piselli". E Émile Zola fa del
pisello l'attrazione principale della cena organizzata per la
festa di Gervaise, nell'Assommoir ("Adesso ci vorrebbe un
contorno", riprese. "Già! dei piselli al lardo - disse Virginie
- Non mangerei altro!"). Insomma la storia di questo piccolo
baccello pieno di palline verdi è lunga e interessante:
"Raccontare quest'avventura significa accedere alla Storia
universale imboccando il cancello dell'orto. E allora prima di
tutto salutiamo il giardiniere, poi incontriamo Hegel nella zona
dei piselli… Perché la verdura più modesta racchiude in sé
l'avventura del mondo". Comincia alla Corte di Francia nel 1660
dove diventano di moda e ha il suo momento di fortuna a fine
Ottocento quando Johann Mendel, per studiare le leggi
dell'ereditarietà, sceglie questa verdura per via dei suoi
caratteri precisi, per l'autofecondazione e la facilità
dell'ibridazione. Vicende condite poi con storie, leggende,
altre curiosità. E, meraviglia delle meraviglie di questi tempi,
pura storia di cibo senza ricette (a parte due o tre, ma
sostanzialmente in appendici). E allora, su questa falsariga
ecco le voci sui carciofi, i pomodori, la zucca e così via, ma
anche il topinambur o il peperoncino, partendo inevitabilmente
da quel 'Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei' scritto dal
gastronomo del XIX secolo Brillat-Savarin aprendo il suo
trattato sulla Fisiologia del gusto, ma anche "dimmi cosa mangi"
e ti dirò che legame hai con i tuoi cari, con la natura, con la
cultura, con la società, come scrive la Bloch-Dano: "Quando ci
nutriamo, non è coinvolto soltanto il nostro involucro corporeo
(magro, grasso, troppo magro, troppo grasso), ma anche il nostro
cervello, i nostri sensi, la nostra psiche". Non a caso, quindi,
a scrivere la prefazione è un pensatore come Michel Onfray il
quale ricorda: "Di fronte alla sua constatazione che le verdure
esposte nei negozi solidali non trovavano acquirenti perché i
beneficiari non sanno, non possono o non hanno voglia di
cucinarle, ho deciso di creare l'Università popolare del gusto.
Da solo non avrei potuto fare molto, come sempre. Évelyne
Bloch-Dano è stata presente sin dal primo momento, generosa,
disponibile, per... raccontare, in quanto biografa, l'avventura
di verdure trasformate d'un tratto in personaggi da romanzo,
protagoniste di un film, interpreti sul palcoscenico della
geografia mondiale, attrici cosmopolite, figure che suscitano
simpatia. Come La Fontaine con gli animali, Évelyne ha dato la
parola a una pastinaca, la voce a un pomodoro, ha fatto
dialogare le verdure celebrate nel salone delle feste della
sottoprefettura". E non si poteva far di meglio come invito alla
lettura di questo sapiente libro, che si chiude, oltre che con
una ricca bibliografia, con una poesia di Anna de Noailles, 'Le
verger' del 1901, lunga passeggiata in un orto, vero inno alla
natura.
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