ROMA - Far pascolare animali in un oliveto, piantare alberi da frutto in un campo di mais, seminare soia in un vigneto. Si chiama Agroforestazione ed è un insieme di pratiche agricole che consente di produrre di più sullo stesso terreno, ma in modo più sostenibile. Ad occuparsene da tempo è il Consiglio per la ricerca in agricoltura (Crea).
"Si tratta di una pratica antica, ma allo stesso tempo estremamente moderna - spiega Adolfo Rosati, ricercatore del Crea Colture arboree di Spoleto -. L'Italia è ricca di sistemi agroforestali tradizionali, dalle viti maritate ai seminativi arborati, ai pascoli nei frutteti e oliveti. Ma è indietro nello sviluppo di innovativi sistemi agroforestali che combinino i vantaggi ecologici e ambientali delle consociazioni con la meccanizzazione e l'efficienza necessarie per rendere tali sistemi competitivi ed economicamente vantaggiosi".
Combinando intelligentemente alberi, colture e/o allevamenti, spiega il ricercatore, si possono sfruttare le sinergie tra loro possibili per produrre di più e in modo più sostenibile. Ad esempio, colture invernali (cereali, colza) possono crescere tra le file di alberi caducifogli che, essendo spogli durante la maggior parte del ciclo delle colture invernali, poco interferiscono sulla loro produttività; il tutto aumentando la produzione dello stesso ettaro di terra. Associando colture e produzioni legnose, l'agroforestazione può favorire anche il 'matrimonio' tra la produzione ai fini energetici con quella alimentare.
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