In cinque anni gli allevamenti di conigli nel trevigiano, provincia centrale per questa attività, sono scesi da 100 a 40 ed uno fra i motivi principali è il mutato atteggiamento del consumatore verso animali in altre parti d'Europa tenuti in casa come fossero cani o gatti. Ne ha parlato oggi, nel corso di un incontro di Confagricoltura Treviso con il nuovo vescovo, Michele Tomasi, il presidente regionale dell'organizzazione Lodovico Giustiniani, cogliendo una sollecitazione del capo della chiesa trevigiana all'attenzione alla responsabilità per il benessere animale.
"Molti stanno chiudendo gli allevamenti dei conigli - ha detto Giustiniani - che sono visti sempre più come animali da compagnia. Noi in realtà da molti anni poniamo una grandissima attenzione al benessere animale, ma chi vive nella realtà urbana ha una conoscenza sempre meno approfondita delle dinamiche della campagna". Per Cristiano Diotto, presidente dei cunicoltori di Confagricoltura Treviso, la flessione del consumo della carne di coniglio si deve tuttavia solo in parte all'accresciuta sensibilità animalista. "Stiamo parlando di un comparto di nicchia - spiega - rivolto ad un animale non facile da allevare e che richiede investimenti importanti. Quindi di un'attività che è stata progressivamente abbandonata a favore di attività agricole più redditizie".
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