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Coda di Volpe:enologo, per il clima tornare al sistema a pergola

Coda di Volpe:enologo, per il clima tornare al sistema a pergola

'Verticale' singolare in Irpinia, sette annate a Montemiletto

NAPOLI, 17 dicembre 2024, 11:13

Redazione ANSA

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Singolare verticale di Coda di Volpe a Tenuta del Meriggio in Irpinia. L'azienda della famiglia Pizza, nata nel 2010 nel borgo di Montemiletto, ha promosso un evento dedicato a uno dei vitigni più sottovalutati. Una degustazione in verticale che ha portato i presenti in un viaggio di sette annate, dal 2016 al 2023 - la 2017 non fu volutamente prodotta - per scoprire l'evoluzione e il valore di questo vitigno autoctono irpino. Iscritto nel registro dei vitigni da vino il 25 maggio del 1970, il Coda di Volpe, è stato spiegato nell'incontro, viene coltivato nelle province della Campania in due tipologie, uno a frutto bianco e l'altro a bacca rossa, che assumono denominazioni diverse nelle varie zone di coltura. Il tipo a bacca bianca, per esempio, è conosciuto anche come "Pallagrello bianco" nel territorio di Piedimonte d'Alife (Caserta) o come "Falerno" a Falciano di Carinola. Il vitigno Coda di volpe a bacca nera si trova in alcuni comuni delle province di Avellino e Campobasso ed è noto come "Pallagrello nero" nel Casertano. In Irpinia e nel Sannio, questo vitigno sembra aver trovato il suo habitat ideale laddove l'esposizione è a mezzogiorno ma le temperature sono in media più fredde rispetto ad altre aree campane. "Con il cambiamento climatico in atto negli ultimi anni e, come si evince dalla verticale stessa - ha detto l'enologo irpino Carmine Valentino - sarebbe opportuno ritornare o mantenere il sistema di allevamento della pergola".
    La 'verticale' è stata condotta dal giornalista enogastronomico e scrittore Luciano Pignataro con Tommaso Luongo, presidente AIS Campania, al tavolo con Bruno Pizza, imprenditore e titolare di Tenuta del Meriggio, Carmine Valentino, enologo consulente dell'azienda, e moderata dalla giornalista enogastronomica Annacarla Tredici. L'evento ha voluto sottolineare l'importanza di questo vitigno nella viticoltura irpina che è spesso trascurato nel panorama enologico italiano.
    Le annate in degustazione hanno mostrato come il Coda di Volpe, lavorato in purezza, sia capace di una notevole evoluzione. La 2016, nonostante gli anni, ha rivelato note terziarie complesse, mentre la 2018 ha esaltato la freschezza e la 2019 si è distinta per eleganza e finezza, rappresentando una felice sintesi delle annate precedenti. Le 2020 e 2021 si sono mostrate più "mature" in bocca, ricche di frutta matura, mentre le ultime due annate (2022 e 2023) hanno presentato un equilibrio perfetto tra naso e bocca. Durante la verticale si è acceso un interessante dibattito anche in merito al sistema di allevamento più consono oggi giorno. L'enologo Carmine Valentino, irpino doc, ha sottolineato l'importanza di riprendere la pergola come sistema di allevamento più propizio, soprattutto in vista dei cambiamenti climatici degli ultimi cinque anni. Questo sistema, infatti, permette alle viti di adattarsi meglio alle alte temperature e di produrre uve di migliore qualità. Verdetto positivo anche per la versione spumantizzata del Coda di Volpe Brut, lavorata da Tenuta del Meriggio secondo il metodo Martinotti: "credo che in questo modo si esaltino meglio le caratteristiche di questo vitigno", ha sostenuto l'enologo.
   

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