- VERONA - Più tecnologia e internet delle cose e al contempo meno chimica, e radici salde nel territorio. Parte da Vinitaly l'idea di un futuro del vino ecosostenibile e smart, e questo modello produttivo trova applicazioni da Sud a Nord, oltre che consensi bipartisan, dai ministri Martina e Galletti, al presidente del Veneto Zaia, fino al commissario Ue per l'agricoltura Hogan che hanno presenziato all'inaugurazione di Vinitaly. "Crediamo molto nell'innovazione - ha detto il presidente della Cia- Agricoltori italiani Dino Scanavino - come fattore di competitività delle imprese, ma anche come strumento per la sicurezza sul lavoro degli agricoltori. Per questo stiamo sperimentando un progetto pilota con Vodafone in una dozzina di aziende, per adottare nuove tecnologie per il controllo a distanza della temperature del mosto come per la certificazione degli allevamenti con animali allo stato brado. Le tecnologie applicate ci salveranno da guasti prolungati in cantina e conterranno l'apporto chimico sulle colture". Il progetto Connected Farm, ha spiegato Augusto Bandera (rpt Bandera) di Vodafone Italia, "utilizza l'internet delle cose con una intelligenza centrale che da remoto controlla cosa succede nei campi, dall'infortunato steso a terra alla manutenzione di impianti idrici ed eolici. Può tornare utile per il controllo dei mezzi potenzialmente pericolosi e contenere gli sprechi d'acqua ed energia. Entro 18 mesi contiamo di mettere a punto una offerta a larga scala che anche per le Pmi deve essere pratica e ripagarsi velocemente". Al Vinitaly in molti praticano l'ecosostenibilità. E il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti ha siglato oggi in fiera due accordi con Federvini e Unione Italiana Vini per la promozione congiunta della green economy nel mondo del vino. "Il rispetto delle prerogative ambientali è un elemento di competitività decisivo e irrinunciabile per il mondo vitivinicolo" ha detto il ministro Galletti che ha poi visitato gli stand delle aziende aderenti al protocollo volontario Viva: le siciliane Donnafugata, Tasca d'Almerita, Planeta, la campana Mastroberardino, Masi e Cantina Soave per il Veneto, la piemontese Michele Chiarlo e l'umbra Lungarotti. Le aziende, secondo Galletti, ''ottengono un multivantaggio: la certificazione ambientale per esportare di più e meglio, risparmiare il territorio e le materie prime. Risulta palese come agricoltura, alimentazione a ambiente sia un trinomio destinato ad andare d'accordo". Tra i requisiti del progetto Sostain, ha precisato la curatrice Vanessa Dioguardi, che ha visto Tasca a Regaleari e Planeta a Menfi fare da apripista, l'utilizzo di uve locali e il massimo impiego di dipendenti del territorio, oltre che il contenimento della solforosa, con tetti più rigidi anche rispetto al biologico e alla biodinamica.
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