Il Conegliano Valdobbiadene, è stato ricordato, è la più estesa zona omogenea in Europa ad aver vietato l'uso della sostanza chimica, che continua ad essere utilizzata in molte aree agricole italiane ed europee. Si tratta del risultato di un lavoro di cooperazione tra amministrazioni locali dei 15 Comuni sui cui territori insiste la denominazione ed il Consorzio di tutela. Il protocollo è di fatto un documento tecnico, nato nel 2011, redatto da una commissione di esperti con lo scopo di razionalizzare non solo l'utilizzo di fitofarmaci ma proporre anche tutte le buone pratiche agronomiche che possano aiutare la sostenibilità. La sua redazione, ha sottolineato il presidente del Consorzio, Innocente Nardi, è "frutto di un lavoro di squadra iniziato due anni fa con cinque amministrazioni comunali che hanno dimostrato come fosse possibile una scelta di questo tipo. Sono state coinvolte associazioni di categoria (Coldiretti, Cia e Confagricoltura) e stakeholder, a testimonianza della volontà del nostro territorio di fare squadra. Le famiglie produttrici sono 3.300, è stato un cammino di migliaia di persone proseguito a piccoli passi nella stessa direzione". Oltre al Protocollo, fra i progetti del Consorzio c'è ora la certificazione "Sistema di qualità nazionale di produzione integrata" (Sqnpi), un'esperienza pilota sull'utilizzo di tutti i mezzi produttivi e di difesa delle coltivazioni dalle avversità in modo tale da ridurre al minimo l'uso in vigneto delle sostanze chimiche di sintesi. Per ottenere la certificazione, affidata ad un soggetto terzo individuato nell'ente Valoritalia, saranno predisposte attività di controllo, come l'attuazione di un numero significativo di analisi delle uve prodotte, per accertare qual è stato l'effettivo impiego in vigneto delle sostanze chimiche. Il target è di arrivare ad una quota di aziende certificate pari al 25% entro il 2021 e di incrementare il numero del 10% in ciascuno degli anni successivi.
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