Il sole di agosto sta mitigando i danni di una vendemmia difficile, appena avviata in Franciacorta e per le varietà precoci della Sicilia, ma che vedrà il grosso della raccolta dispiegarsi fino a ottobre. Le aspettative degli operatori sono, salvo le aree fortemente colpite dalla peronospera e altri parassiti perlopiù al Centro-Sud, per "una raccolta regolare nei tempi e un lieve calo quantitativo", mentre per quanto riguarda la qualità saranno cruciali le prossime settimane. Anche Oltralpe la maggior parte delle aree vinicole ha resistito alle devastazioni del clima e delle malattie, con la rilevante eccezione di Bordeaux, colpita dalla peronospora. La produzione di vino francese dovrebbe essere compresa tra 44 e 47 milioni di ettolitri nel 2023, a livello medio degli anni dal 2018 al 2022, ha riferito martedì scorso il servizio statistico del ministero, Agreste. Mai come quest'anno l'attesa per la vendemmia ha tante incertezze lungo la nostra Penisola. I più ottimisti sono i viticoltori attivi nei distretti più freschi del Nord Italia. Come in Alto Adige, a Cantina Terlano e Cantina Andriano Rudi Kofler, enologo di entrambe le cooperative sociali, racconta che "al momento non si registrano problemi di Peronospora e Oidio. Ci aspettiamo un'annata da buona a molto buona". "Ad oggi si può dire che ci si avvia verso una raccolta dalle buone rese" fa eco Thomas Scarizuola, Kellermeister di Cantina Kaltern (440 ettari). In Trentino Anselmo Guerrieri Gonzaga, produttore di San Leonardo, descrive così la 2023: "prima una grande siccità poi all'improvviso pioggia, pioggia, pioggia. Abbiamo lavorato per "asciugare" le vigne rapidamente. Ci aspettiamo un calo di produzione di circa il 20%, mentre per ora la qualità delle uve non è stata oggetto di preoccupazione". In Lombardia per Conte Vistarino, 100 ettari vitati in Oltrepò Pavese, l'annata 2023 presenta ottimi requisiti per portare un buon livello quantitativo/qualitativo di uve in cantina. Nel veronese, Andrea Sartori, presidente di Sartori di Verona, è soddisfatto: "oggi i vigneti si presentano in un ottimo stato vegetativo, molto lussureggianti, e fanno presagire una vendemmia abbondante". Ma in Veneto la grandine potrebbe aver ridotto del 30% la produzione in provincia di Belluno, e del 15% quella in provincia di Vicenza In Piemonte Federica Boffa di Pio Cesare (75 ettari) sottolinea che "le piogge sono arrivate nel momento cruciale della stagione quando la presenza di acqua nel terreno è indispensabile". La raccolta del Nebbiolo, inizierà probabilmente entro la prima decade di ottobre. Poderi Luigi Einaudi (63 ettari, tra Dogliani e Barolo) riferisce: "annata finora difficile in vigneto, con grosso impegno per la gestione di malattie e per gli interventi in verde necessari per poter mantenere la sanità e avere qualità" spiega Matteo Sardagna Einaudi. Ciononostante, annuncia Einaudi, "la produzione si prospetta molto buona, sana e con l'andamento climatico attuale la vite sta bene e ci sono presupposti di buona qualità". In Liguria Diego Bosoni, produttore di Lvnae, precisa che ai Colli di Luni: "la temuta peronospora non ha causato problemi. E le uve si presentano in ottime condizioni e stanno andando a maturazione in maniera promettente". Mentre dal Chianti Classico in giù cambiano i toni. Francesco Ricasoli dichiara: "gli agronomi dell''azienda Ricasoli 1141 sono stati messi a dura prova. Ma la produzione ha superato bene l'emergenza. Prevediamo una vendemmia abbastanza ricca,". A Castello di Querceto Simone François prevede nei 65 ettari di vigneti una vendemmia sicuramente ritardata, con una quantità di produzione ridotta". "Abbiamo un calo di produzione generale del 20%" stima Ettore Rizzi, direttore tecnico di Fattoria Le Pupille, in Maremma. Dall'Etna, la testimonianza di Vincenzo Lo Mauro, direttore di Passopisciaro. "Maggio ci ha sorpreso con una piovosità straordinaria, con un conseguente attacco della peronospora. Adesso è arrivato il vero caldo estivo e tutto, sembra, si stia riprendendo". La giunta comunale di Trapani invita il governo ad anticipare il sostegno ai viticoltori del territorio "stanziando almeno 70 milioni di euro per la sopravvivenza del comparto".
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