(di Ida Bini)
Poco amate ma necessarie: chi viaggia
sa che per il proprio soggiorno in un hotel o in una struttura
turistica deve pagare una tassa. Già dall'anno scorso,
soprattutto in Europa, le imposte turistiche legate al
pernottamento - tassa di soggiorno - sono aumentate con prezzi
variabili in base alla popolarità della destinazione, alla
stagione, al numero di giorni e alle stelle dell'hotel. E nel
2024 la tendenza è di un ulteriore incremento quasi ovunque. E'
di questi giorni la revisione in Senato dei criteri di
applicazione della tassa di soggiorno che impegna il governo a
rivedere e riordinare la legge sull'imposta, introducendo un
tetto massimo del 5% affinchè l'importo sia calcolato in
proporzione alla tariffa pagata anziché alla categoria
dell'alloggio e che i proventi siano investiti dai Comuni, per
almeno buona parte, sul turismo stesso. Perché paghiamo un extra
quando viaggiamo? Tre i motivi principali: contrastare il
turismo eccessivo (overtourism), sostenere e rilanciare le
economie locali e creare un fondo per obiettivi ecologici che
riguardano soprattutto i cambiamenti climatici. Ed è proprio
quest'ultimo aspetto, il climate change, la motivazione che ha
spinto le Hawaii a proporre una tassa di 25 dollari ai suoi
visitatori. E' ancora una proposta di legge, voluta dal
governatore Josh Green per finanziare il ripristino e la
conservazione delle risorse naturali del Paese, duramente
provato dai devastanti incendi dell'estate scorsa. Ma non solo:
il riscaldamento e l'aumento dell'acidità degli oceani hanno
danneggiato le barriere coralline e altri ecosistemi marini.
L'anno scorso il governatore Green aveva chiesto di introdurre
una tassa per i turisti - quasi 10 milioni all'anno - in visita
ai parchi statali e alle aree costiere, ma senza successo.
Quest'anno, però, l'esito sembra scontato, soprattutto dopo i
tragici effetti degli incendi: le entrate generate dalla tassa
sul clima, oltre a quella di soggiorno, sarebbero destinate a
misure di prevenzione dei danni ambientali e alla conservazione
della barriera corallina. Qualora fosse approvata, sarebbe la
prima tassa di questo genere negli Stati Uniti, dove è in vigore
solo la tassa di soggiorno per hotel e motel. In Europa c'è già
e la prima a introdurla nel 2024 è stata la Grecia: la climate
tax sostituirà quella di soggiorno e varierà a seconda del
periodo. In alta stagione - da marzo a ottobre - i turisti che
soggiorneranno negli hotel da 1 o 2 stelle pagheranno 1.50 euro
a notte (prima pagavano 50 centesimi), 3 euro a notte, invece,
per le strutture a tre stelle (prima la tassa era di 1.50 euro),
7 euro per i quattro stelle (prima 3 euro) e 10 euro per i
cinque stelle (prima si pagavano 4 euro). Durante la bassa
stagione, da novembre a febbraio, rimarrà la vecchia tassa sul
pernottamento. La climate tax si applicherà anche agli affitti
brevi prenotati sul web, da 1.50 a 120 euro a notte.
Quasi tutti i Paesi Ue hanno aumentato le tasse di soggiorno: la
Francia del 10% ma a Parigi gli aumenti possono arrivare al 200%
per finanziare il trasporto pubblico, soprattutto in vista dei
Giochi olimpici della prossima estate. Ad Amsterdam si pagano
già le tasse di soggiorno più alte d'Europa e, per combattere
l'overtourism, si pensa a un biglietto d'ingresso per i turisti
giornalieri come sta facendo Venezia, che dal 16 gennaio ha
introdotto un ticket di 5 euro per il turismo 'mordi e fuggi'
nei periodi più affollati. Il pagamento nel centro storico di
Venezia è previsto per tutti gli over 14 nei 29 giorni con il
'bollino nero' indicati dall'amministrazione lagunare: dal 25 al
30 aprile, dal primo al 5 maggio e durante tutti i weekend
estivi fino al 14 luglio (tranne il 2 giugno). I controlli dei
ticket saranno effettuati in stazione e a piazzale Roma, le due
aree d'accesso alla città. Saranno esentati i residenti, gli
studenti, i turisti che pernottano negli hotel - che già pagano
la tassa di soggiorno - e i pendolari che lavorano in città.
Anche Capri raddoppia la tassa di sbarco: dal primo aprile al 31
ottobre si pagano 5 euro invece di 2,50 per migliorare
accoglienza e servizi.
In Spagna aumentano le tasse di soggiorno Barcellona - da aprile
si pagano 3,25 euro a notte - e Valencia, che introdurrà una
tassa variabile da 50 centesimi a 2 euro. Quest'anno l'Islanda
ha ripristinato la tassa turistica per i pernottamenti che aveva
interrotto durante il covid, e introdotto la tassa sulle
crociere per affrontare in modo adeguato l'impatto che le
risorse naturali dell'isola hanno avuto da una presenza
massiccia di turisti dal 2023. Anche i Paesi più esotici hanno
introdotto o aumentato le tasse di soggiorno: a Mauritius, per
esempio, si pagano 60 dollari (30 per i bambini) sui biglietti
aerei e in Bhutan si pagheranno 100 dollari (50 dai 6 ai 12
anni) per entrare nel regno dell'Himalaya orientale e
partecipare al progetto di sviluppo sostenibile. Infine a Bali
dal 14 febbraio si pagano circa 9 dollari (150mila rupie) per
soggiornare sulla paradisiaca isola dell'Indonesia.
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