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Alberghi diffusi, il modello cresce e piace all'estero

Alberghi diffusi, il modello cresce e piace all'estero

20 anni dell'Associazione con 300 attività in 3 continenti

ROMA, 16 marzo 2025, 18:48

di Ida Bini

ANSACheck
- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Un "albergo che non si vede", un borgo che diventa esso stesso accoglienza: compie 20 anni l'Associazione Nazionale Alberghi Diffusi e il presidente Giancarlo Dall'Ara racconta all'ANSA le novità e i progetti che verranno presentati e discussi nel convegno che si terrà a Matera il 24 marzo.

 "Due sono le grandi novità di quest'anno - spiega Dall'Ara - la diffusione del nostro modello di ospitalità all'estero e l'alto numero di alberghi diffusi, ben 300 attività in 3 diversi continenti.

È una grande soddisfazione esportare il nostro know how e ricevere così tante adesioni". "Abbiamo portato il modello italiano di ospitalità diffusa, prima di tutto in Svizzera - commenta Giancarlo Dall'Ara - poi in altri Paesi, in Giappone, in Ruanda; ora la nostra idea di ospitalità è presente in 9 diversi Paesi d'Europa, Asia e Africa. Se fossimo una catena alberghiera sarebbe la più grande al mondo". "A chi ha accettato il nostro modello - prosegue il presidente dell'associazione - in cambio abbiamo chiesto di mantenere il nome in italiano; così, per esempio, accanto ai caratteri giapponesi di una struttura c'è anche la parola 'albergo diffuso'".

Dal report di quest'anno emergono dati molto incoraggianti con un aumento delle strutture, un incremento di attività - il 60% degli alberghi diffusi ha un ristorante interno - e di posti di lavoro, tra 5 e 6 lavoratori fissi e altrettanti nell'alta stagione, e un impatto positivo sull'economia e sull'ambiente.

Il 90% degli alberghi è aperto per oltre 10 mesi all'anno e risultano dinamici nell'utilizzo di criteri di bioedilizia: circa due terzi usa materiali di recupero negli interventi di ristrutturazione e privilegia componenti naturali negli arredi.

L'80% applica strumenti di comunicazione interna per sensibilizzare gli ospiti al risparmio energetico. Un altro dato interessante è che nel 2024 le presenze di ospiti stranieri hanno superato di poco quelle degli italiani, con la Germania che si è confermata come principale mercato, seguita dagli Usa.

"Siamo un modello sostenibile - spiega Giancarlo Dall'Ara - perché recuperiamo borghi abbandonati e case disabitate, evitando di cementificare con nuove costruzioni e creiamo un modello di economia circolare. La nostra idea, infatti, ha contagiato anche altre forme di ospitalità e di cultura - le biblioteche, i musei - e reti di case che però non danno servizi alberghieri come quelli che diamo noi, anche se comunque hanno un effetto positivo".

Presentato per la prima volta nel 2005 a Rimini e formalizzato l'anno successivo, l'Associazione ha da allora promosso il modello 'rivoluzionario' dell'albergo diffuso, contribuendo in modo determinante a un nuovo approccio allo sviluppo sostenibile dei borghi e alla loro rigenerazione.

"L'idea è nata nel 1976 dopo il terremoto in Friuli, quando interi paesi si ritrovarono spopolati; anni dopo mi chiamarono come consulente alberghiero per ripopolare i borghi - spiega Dall'Ara - ed è allora che è partito il progetto. All'inizio eravamo in 12, ma avevo sentito subito la necessità di convincere le regioni a fare rete, a unirsi in un'associazione, e creare norme di pubblica sicurezza. La prima è nata nel 1998 in Sardegna, che con il Molise è la regione che più ha investito".

Alberghi Diffusi, che vive di autofinanziamenti volontari, è riuscita ad affrontare anche un altro tema scottante in ambito turistico, l'overtourism: "Con la nostra associazione - spiega Giancarlo Dall'Ara - proponiamo di valorizzare i luoghi meno sfruttati, meno conosciuti, e portiamo il turismo altrove, nei piccoli borghi e ai margini dei percorsi turistici più battuti. E non solo: quanti più alberghi diffusi ci saranno, maggiore sarà la disponibilità di appartamenti per i residenti nelle città, aiutando così a risolvere anche il problema delle case per turisti". 

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