A cent'anni dalla morte, avvenuta
il 18 marzo 1924, il Museo Ottocento Bologna celebra la figura
del pittore simbolista Mario De Maria, noto anche come Marius
Pictor, con la mostra 'Ombra cara', in programma da oggi al 30
giugno con 70 dipinti - tra capolavori, inediti e opere
ritrovate e restaurate dal Museo - provenienti da istituzioni
museali italiane (Gallerie degli Uffizi di Firenze, Galleria
Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma, Galleria
d'Arte Moderna di Milano) e da collezioni private nazionali e
internazionali. Una mostra antologica significativa, la prima
che tenta di organizzare una disamina della produzione di De
Maria, per conoscere ed approfondire il singolare percorso
dell'artista, uomo complesso e tormentato, sodale di Gabriele
D'Annunzio, padre del "Simbolismo italiano" o "Naturalismo
spiritualista", e tra i pionieristici fondatori della Biennale
di Venezia.
La mostra, a cura di Francesca Sinigaglia, è strutturata in
sette sezioni che ripercorrono la vita di De Maria dagli esordi
alla morte. Il percorso, che si delinea come un "racconto"
attraverso le parole dell'artista, al centro dei cambiamenti
artistici di fine secolo, prende avvio dai primi anni della
formazione a Bologna all'esperienza romana con D'Annunzio,
all'analisi del suo personale apporto alla fondazione della
Biennale di Venezia. Una sezione particolare, la quarta, è
dedicata alla morte della figlioletta Silvia, di sei anni, con
l'opera 'Ombra cara' (1911-1914) realizzata in ricordo
dall'amico e collega Vittore Grubicy de Dragon. La mostra si
conclude indagando il rapporto tra De Maria e le città di Asolo
e Bologna, con la serie dedicata alla Putredine della Casa di
Satana e alle narrazioni macabre della seconda metà degli anni
dieci del Novecento.
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