Si arricchisce di una scultura mai
vista prima la mostra "Arturo Martini. I capolavori", in
programma al Museo Bailo di Treviso dal 31 marzo al 30 luglio.
L'opera era rimasta da più di 80 anni protetta, quasi
nascosta dopo l'unica apparizione alla Quadriennale di Roma del
1939, nella casa museo di Vado Ligure (Savona): si tratta del
marmo "Legionario ferito", realizzato dallo scultore trevigiano
nel 1936-37 in gesso, e in marmo al più tardi entro il 1938.
"L'opera - commenta uno dei curatori, Fabrizio Malachin -
s'inserisce in quel clima di entusiasmo successivo alla guerra
d'Etiopia, quando la ritrovata pace era portatrice anche di
attese di nuove commissioni pubbliche. Gusto ancora retorico in
quel legionario raffigurato seduto, gambe divaricate e braccia
sollevate, mentre si sta fasciando il braccio".
La presenza in mostra di quest'opera consente di
approfondire, decantate le passioni politiche, un decennio
fondamentale dell'attività artistica di Martini, tra la metà
degli anni '30 e i '40. Il marmo sembra anticipare una ricerca
che porterà al "Palinuro", dedicato al partigiano Primo
Visentin, detto "Masaccio", caduto a Loria (Treviso) il 29
aprile 1945, che si trova al Palazzo del Bo di Padova.
"Legionario e Palinuro - prosegue il curatore - lontani nella
sensibilità, esemplificano però quella straordinaria capacità di
Arturo Martini di narrare per immagini con grande potenza: icone
di periodi e momenti creativi diversi". Del primo periodo
esempio è l'altorilievo per il Palazzo di Giustizia di Milano,
progettato da Marcello Piacentini, sulla "Giustizia
corporativa", o le opere per l'Arengario in piazza Duomo; per i
sospetti dovuti alle numerose commissioni pubbliche, l'artista
subì un processo d'epurazione nel 1945.
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