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La madre di Ilaria chiede di chiudere il Premio Alpi: 'Non è più utile'

Ilaria Alpi

La madre di Ilaria chiede di chiudere il Premio Alpi: 'Non è più utile'

'Non si può aspettare giustizia per 20 anni'

BOLOGNA, 18 dicembre 2014, 20:17

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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La richiesta di "prendere atto delle mie dimissioni irrevocabili da socio dell'Associazione e del mio desiderio che si ponga termine ad iniziative quali il Premio alpi, di cui non è più ravvisabile alcuna utilità". E' quello che scrive la madre di Ilaria Alpi, Luciana Riccardi Alpi, in una lettera inviata ai vertici dell'Associazione 'Ilaria Alpi' e del 'Premio Ilaria Alpi', oltre che al sindaco di Riccione e all'assessore alla Cultura dell'Emilia-Romagna. Una missiva spedita lo scorso 21 novembre il cui testo, fotocopiato, è stato inviato per posta all'ANSA in una busta priva di mittente e il cui contenuto è stato confermato dalla stessa signora Alpi - mamma della giornalista del Tg3 uccisa a Mogadiscio, nel 1994, insieme all'operatore Miran Hrovatin - che ha definito quello delle busta anonima un "gesto meschino". "Pur non avendo un ruolo formale nella vostra associazione e nell'organizzazione del Premio Alpi - scrive nella lettera - ho sempre sentito il dovere di seguire la vostra attività e possibilmente collaborarvi, specialmente nei rapporti con l'esterno, al fine di garantirne la rispondenza agli ideali di mia figlia".

Inoltre, prosegue la signora Alpi, "questo impegno con l'andare degli anni è divenuto particolarmente oneroso, anche per l'amarezza che provo nel costatare che, nonostante il nostro impegno, le indagini in sede giudiziaria non hanno portato alcun risultato". Quindi, chiosa Luciana Riccardi Alpi, "vi prego di prendere atto delle mie dimissioni irrevocabili da socio dell'Associazione e del mio desiderio che si ponga termine ad iniziative quali il Premio Alpi, di cui non è più ravvisabile alcuna utilità". Nel dettaglio, la lettera dello scorso novembre è stata indirizzata all'assessore alla Cultura dell'Emilia-Romagna, Massimo Mezzetti; al sindaco di Riccione, Renata Tosi; alla presidente dell'Assciazione Ilaria Alpi, Mariangela Gritta Greiner; al presidente della giuria del Premio Ilaria Alpi, Luca Airoldi; al direttore scientifico del premio Ilaria Alpi, Andrea Vianello, e ai direttori del premio Ilaria Alpi, Francesco Cavalli e Barbara Bastianelli.

Stanchezza per gli anni passati a inseguire la verità sulla morte della figlia e il fatto che "non si può aspettare 20 anni per avere giustizia". Così, raggiunta telefonicamente dall'ANSA, Luciana Riccardi Alpi, madre della giornalista del TG3 uccisa a Mogadiscio nel 1994 insieme all'operatore Miran Hrovatin, spiega le motivazioni della lettera inviata ai vertici dell'Associazione Ilaria Alpi e del Premio Ilaria Alpi, oltre che al sindaco di Riccione e all'assessore alla Cultura dell'Emilia-Romagna, in cui annuncia la volontà di dimettersi dall'Associazione e il "desiderio" di far calare il sipario sul Premio. "Uno dei fini" del Premio dedicato alla figlia e alla attività giornalistico-televisivo "era la ricerca della verità e della giustizia - osserva raggiunta al telefono -: il Premio era il mezzo. Ho 81 anni, io non me la sento più, non sono più la donna di 20 anni fa, purtroppo, e non ce la faccio più a fare queste cose: non si può aspettare 20 anni per avere giustizia". Questa lettera, aggiunge la signora Alpi, "l'ho scritta con il mio avvocato, e l'ho inviata a tutti" coloro che ricoprono un ruolo nell'associazione e nell'organizzazione del Premio, "ho ringraziato a voce per tutto il buon lavoro che è stato fatto". Ma ora, argomenta Luciana Riccardi Alpi, "anche i medici mi chiedono di chiudere con questa cosa, soprattutto il mio cardiologo mi dice di fare basta. Ogni volta che devo andare a parlare di Ilaria ho l'ansia". Quanto al Premio, "dopo 20 anni l'Italia sa tutto quello che è successo a Ilaria e a Miran Hrovatin. Lo sa, abbiamo fatto dibattiti, trasmissioni, film: mio marito è morto senza sapere la verità e forse anch'io". Quanto alla lettera, scritta il 21 novembre, il cui testo, fotocopiato, è stato inviato per posta in una busta priva di mittente, "non capisco questo gesto meschino: non l'ho capito. Mi dispiace per questo, mi fanno pietà, quella brutta - chiosa la signora Alpi -: la trovo una cosa molto meschina".

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