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Bob fuori pista, risarcire 700.000 euro

vittima disabile

Bob fuori pista, risarcire 700.000 euro

Condannato rappresentante società impianti Corno alle Scale

BOLOGNA, 28 novembre 2015, 09:49

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Una provvisionale immediatamente esecutiva da 700mila euro. L'ha assegnata il giudice di pace ad una giovane che nel 2010 cadde con il bob in un dirupo, dopo essere uscita da una pista da sci del Corno alle Scale, sull'Appennino Bolognese. La ragazza, disabile, era in gita con un'associazione: si fratturò due vertebre e ha perso autonomia motoria. E' stato condannato il rappresentante della società che gestiva gli impianti al risarcimento in sede civile e assegnata la provvisionale.
   A processo per lesioni colpose gravissime davanti al giudice di pace di Porretta Terme, Carlo Francesco Tombolini Montessori, erano un responsabile degli accompagnatori di Aias Onlus e il legale rappresentante della Zerolupi, società di gestione degli impianti da sci: sono stati condannati ad una multa da 220 euro ciascuno e al pagamento delle spese. Il responsabile della società, contro cui era parte civile l'avvocato Riccardo Artelli, anche al risarcimento in sede civile dei danni alla ragazza, all'epoca 19enne, cui è stata assegnata la provvisionale da 700mila.

   Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto di Bologna Valter Giovannini, hanno ricostruito che il 27 febbraio 2010, durante la gita organizzata, arrivati sulle piste furono noleggiati i bob. Poi, su indicazione di chi li aveva affittati, il gruppo fu fatto scendere per una pista da sci. La giovane era in coppia con un'altra ragazza, con disabilità psichica, che stava dietro, ai comandi. Lei invece era davanti, con i piedi nel bob. Le due persero il controllo e finirono in una fossa, tre metri sotto il livello della pista, praticamente in un torrente. Il punto, all'epoca, era segnalato solo da due paletti e da una rete di plastica. Anche uno sciatore che tentò di soccorrerle si fratturò una gamba, scivolando. La ragazza fu portata all'ospedale Maggiore in gravi condizioni e tutt'ora non riesce a camminare da sola. La madre fece querela, ma la famiglia non seppe nulla per quattro anni, fino al 2014, quando l'avvocato Artelli scoprì che da poco era stata chiesta l'archiviazione del fascicolo da un sostituto procuratore. Il legale si oppose, il Gip dichiarò la competenza del giudice di pace e rimandò gli atti alla Procura. A quel punto l'inchiesta è stata presa e portata avanti dal procuratore aggiunto, che ha rinviato a giudizio il responsabile della società degli impianti e l'accompagnatore. Nei giorni scorsi si è arrivati alla sentenza. Nel frattempo sono state avviate anche cause nei confronti dell'associazione, degli accompagnatori e della società degli impianti.

   "Se abbiamo ottenuto questo risultato - ha detto l'avv.Artelli - lo dobbiamo al lavoro del procuratore aggiunto Giovannini e della sua squadra di polizia giudiziaria. Questa vicenda ci dà fiducia in un sistema che certo ha le sue pecche, ma che ha dimostrato in questa occasione di avere gli strumenti e gli uomini per poter funzionare".

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