Sono stati tutti condannati in primo grado ad un anno e due mesi i nove dipendenti di una sede del ministero dello Sviluppo economico a processo a Bologna per truffa ai danni dello Stato. Secondo le indagini della Procura e della Guardia di Finanza, partite da una denuncia di un collega degli imputati, i lavoratori si allontanavano dall'ufficio, timbrandosi reciprocamente il cartellino, per andare a far la spesa o in palestra. I dipendenti ora dovranno risarcire il ministero, parte civile.
La sentenza è stata letta dal giudice monocratico Renato Poschi. I dipendenti imputati - Angela Forni, Licia Serra, Laura De Cinque, Eleonora Farina, Silvia Lipparini, Annamaria Inchingolo, Claudia Vaccari, Maria Venezia Raimondi e Mario Corso - per cui è stata decisa anche una multa da 800 euro, hanno avuto tutti la sospensione condizionale della pena e la non menzione della condanna. Dovranno risarcire dei danni, quantificati in sede civile, il ministero, rappresentato in udienza dall'avvocatura dello Stato. L'accusa aveva chiesto condanne a 10 mesi e l'assoluzione per Corso. Le indagini riguardano il periodo tra ottobre e novembre 2009 nell'ispettorato territoriale delle Comunicazioni di via Nazario Sauro a Bologna. La Procura chiese inizialmente il rinvio a giudizio per 30 lavoratori, ma il giudice dell'udienza preliminare ne prosciolse 21, rifacendosi alla giurisprudenza che fissava al di sotto degli 80 euro un danno non penalmente rilevante. "Mi fa piacere che sia stata fatta giustizia", ha detto, raggiunto al telefono per un commento Ciro Rinaldi, il dipendente che fece denuncia e che in questi anni ha spesso segnalato di aver subito ripercussioni nell'ambiente lavorativo. "Evidentemente - ha aggiunto - dando a tutti la stessa pena, il giudice ha riconosciuto che erano tutti d'accordo tra loro e che il reato è comune. Ora bisogna vedere se verranno licenziati. Lo prevede la legge Brunetta".
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