A 38 anni dalla strage del 2 agosto 1980, Roberto Fiore, all'epoca leader di Terza Posizione e ora segretario nazionale di Forza Nuova, ha risposto per la prima volta in un'aula di Tribunale alle domande su quell'attentato che fece 85 morti e 200 feriti. Fiore, condannato per banda armata e associazione sovversiva come capo di Tp, fuggì a Londra nel 1980 prima di poter essere colpito dalla retata che decapitò il movimento di estrema destra. E come ricorda la vice presidente dell'associazione dei familiari delle vittime, Anna Pizzirani, "quando venne chiamato al processo di Luigi Ciavardini si avvalse della facoltà di non rispondere". Oggi, invece, in veste di testimone assistito, Fiore ha parlato, raccontando la sua versione ("Sono parte lesa in questo processo"), che è diametralmente opposta da quella emersa dalle sentenze che individuano come responsabili dell'attentato gli ex Nar Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini.
"Non furono i fascisti - ha detto - questo è un dato chiarissimo". "C'è sicuramente - ha aggiunto il leader di Fn - un coinvolgimento, quantomeno nel depistaggio, della P2 ma questa è una strage sostanzialmente internazionale". Parole che ancor prima di pronunciare in aula, davanti alla Corte d'Assise che sta processando l'ex Nar Gilberto Cavallini per concorso nella strage, Fiore ha anticipato ai giornalisti che assediavano l'ingresso del Tribunale di Bologna. Tranquillo, sicuro di sé, rispondendo alle domande degli avvocati e dei pm Fiore è sembrato però evasivo, cercando più volte lo sguardo del fratello, Stefano, che lo ha assistito come legale. Un particolare notato anche dal presidente della Corte, Michele Leoni, che ha ripreso il fratello del testimone dicendogli di "non fare coaching". In realtà Fiore ha parlato poco di Gilberto Cavallini - "non l'ho mai conosciuto" - mentre ha risposto a molte domande su Terza Posizione ("Non è vero che facevamo le rapine per autofinanziarci e non eravamo una associazione eversiva") e su Valerio Fioravanti. "Questa strage è stata fatta anche con l'obiettivo di distruggere Terza Posizione. E' stata organizzata dai servizi contro di noi".
Dopo l'omicidio di Francesco Mangiameli (capo di Tp in Sicilia) da parte dei Nar, secondo Fiore, Giusva Fioravanti voleva "eliminare i capi di Terza Posizione. Mancando i capi tanti giovani cresciuti in un certo clima potevano essere coinvolti nelle sue azioni". Agli avvocati di parte civile ha spiegato di aver incontrato Fioravanti solo una volta, alla fine del 1979 o all'inizio del 1980. "Non ho elementi - ha aggiunto - per dire che Fioravanti fosse colluso con i servizi segreti". Fiore, però, accusa Giusva di aver raccontato "almeno 4 o 5 falsità". "Dice che gli avrei offerto di far parte di Terza Posizione, ma non era possibile - ha sottolineato - perché il suo modus operandi era differente dal nostro. Forse dice queste cose per mitomania". Oggi la sua intenzione era di consegnare alla Corte "la risposta che mi ha dato la segreteria del presidente Conte", perché "io due settimane fa ho scritto che tutti i documenti legati alla strage di Bologna venissero finalmente aperti. Conte, il suo ufficio, ha risposto che lo stanno facendo". Al termine dell'udienza però la Corte non si è detta interessata ad acquisire le lettere.
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