Infermieri trattati quasi come riders. È il fenomeno scoperto dall'ispettorato del lavoro di Bologna che ha chiesto l'assunzione diretta di 200 lavoratori a chiamata, gestiti da studi professionali in modo irregolare nei principali ospedali pubblici e privati della città, con piattaforme online simili a quelle dei fattorini del cibo a domicilio. Lo racconta l'edizione bolognese di Repubblica, spiegando che gli studi, in pratica, si sono sostituiti alle agenzie di lavoro associando come liberi professionisti gli infermieri, che poi sono gestiti con piattaforme online e gruppi Whatsapp che rispondono in diretta alle richieste delle strutture sanitarie. Ma gli studi non hanno i requisiti per operare sul mercato in questo modo, non assumono e non pagano festivi, straordinari o ferie. L'ispettorato, oltre a chiedere l'assunzione diretta, ha contestato il versamento di due milioni di euro di contributi e fatto multe agli studi da 40mila euro ciascuno; gli studi hanno contestato le osservazioni.
"Non esistono, presso l'Azienda Usl di Bologna, modalità di reclutamento di personale infermieristico per esigenze di carattere temporaneo, effettuate tramite la stipula di contratti con cosiddetti studi professionali. La modalità di reclutamento di personale infermieristico è quella dell'assunzione tramite graduatoria concorsuale", ha precisato poi l'Ausl.
"Il ricorso a personale infermieristico interinale (in Azienda Usl di Bologna), strumento peraltro utilizzato in via residuale, 18 unità di media nel 2018, e solo per fare ricorso a situazioni temporanee, avviene infatti attraverso una Agenzia per il lavoro, unica per tutte le Aziende appartenenti all'Area Vasta Emilia Centrale, che comprende le provincie di Bologna e Ferrara. Dal 2008, infatti, l'Agenzia - prosegue l'Ausl - viene individuata attraverso apposita gara d'appalto sulla base delle necessità delle Aziende dell'Area Vasta Emilia Centrale"
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