Reggio Emilia sulle orme della Germania dove le toilette per il 'terzo sesso', ovvero 'gender free', sono già realtà da tempo. Dopo la prima celebrazione legittima di un'unione civile in Italia tra due uomini (lo scrittore Piergiorgio Paterlini e il giornalista Marco Sotgiu) nel 2016 e il Gay Pride regionale un anno fa, la città del Tricolore ha adottato un protocollo, il primo del genere a livello nazionale, per contrastare le discriminazione verso tutti gli orientamenti sessuali, a tutela dei diritti Lgbti. Prerogative di cui vuole essere un modello che fa scuola.
Via libera dunque ai bagni 'neutrali' in municipio, all'aggiunta dell'identità di genere sui questionari grazie alla casella 'altro' oltre all'opzione maschio/femmina, all'adozione di un linguaggio inclusivo e alla possibilità per i lavoratori degli enti aderenti di utilizzare l'alias in caso di fase di transizione sessuale. Questi sono solo alcuni degli impegni più rilevanti assunti nel documento siglato alla presenza dell'assessore regionale dell'Emilia-Romagna alle pari opportunità Emma Petitti da diversi enti reggiani, istituzionali e non. A sottoscrivere l'intesa, di durata quinquennale, sono stati Comune, Provincia, Tribunale, Ausl, Istituti Penali, l'ateneo Unimore, l'ufficio scolastico territoriale, l'istituto scuole e nidi d'infanzia che comprende anche Reggio Children, Fondazione per lo Sport e Fondazione Mondinsieme.
Ognuno nella propria funzione si impegna a realizzare diversi punti. Il Comune, ad esempio, nei suoi locali predisporrà le toilette 'gender free' dando la possibilità anche ai dipendenti in transizione di accedere al bagno del proprio genere elettivo. Il palazzo di giustizia comunicherà annualmente il numero di procedure in corso aventi come oggetto discriminazioni in ragione dell'orientamento sessuale o dell'identità di genere. Ausl e università daranno la possibilità a dipendenti e studenti di avere sul cartellino di lavoro o sulla student card l'alias scelto per il cambio sesso. Infine le scuole promuoveranno incontri e corsi di formazione per insegnati e genitori al fine di sensibilizzare sulla teoria gender e come affrontarla in maniera educativa.
"Siamo grati alle istituzioni e gli enti che hanno capito l'importanza dell'inclusione concreta delle persone Lgbti, per inviare segnali positivi che incoraggino il coming out tra gli utenti e prima ancora tra i propri lavoratori e lavoratrici - ha detto Alberto Nicolini, presidente di Arcigay Gioconda - I diritti devono essere uguali per tutte le persone senza distinzione di orientamento sessuale. Dappertutto. Ecco perché con questa firma ci ricordiamo ancora una volta di quanto ci serva la legge regionale contro le discriminazioni Lgbti scandalosamente arenata per giochi ideologici fatti sulla nostra pelle". La legge in questione al momento è ferma dopo aver spaccato il Pd regionale per un emendamento che definisce la maternità surrogata come "forma di sfruttamento della donna" al pari di violenze, abusi e maltrattamenti in famiglia.
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