L'assalto del centrodestra al feudo rosso ha alla guida Lucia Borgonzoni, leghista, bolognese, 43 anni, senatrice e sottosegretaria alla cultura del primo governo Conte. La sostiene una coalizione a formato classico: oltre alla Lega, ci sono Forza Italia, Fdi, Il popolo della famiglia-Cambiamo! e due liste civiche: una che porta il suo nome e una che si richiama a 'Giovani e ambiente'.
Matteo Salvini ha deciso di puntare su di lei, sua fedelissima, ha tenuto fermo il punto anche quando gli alleati, soprattutto Fratelli d'Italia, non erano convintissimi della scelta e si è impegnato senza risparmio di energie per la sua campagna elettorale. O meglio, per una campagna parallela: raramente i due si sono visti insieme. Il centrosinistra l'ha accusata di nascondersi dietro al suo leader, lei ha replicato che la scelta è stata quella di dividersi per poter coprire un numero maggiore di iniziative.
Cresciuta in una famiglia di sinistra, è nipote di Aldo Borgonzoni, pittore partigiano e comunista, le cui opere si trovano in numerose case del popolo di Bologna. E' entrata in consiglio comunale a Bologna, poi è stata candidata sindaco, portando, tre anni fa, Virginio Merola al ballottaggio.
La sua campagna elettorale è stata in netta antitesi a quella di Bonaccini, puntando sulla denuncia delle liste d'attesa della sanità, sulla chiusura dei punti nascita, ma anche su tempi ambientali come la bonifica e sulla richiesta di un'alternativa dopo cinquant'anni ininterrotti di governo della sinistra. Il suo slogan è "L'Emilia-Romagna è di tutti, liberiamola dal Pd". Non sono sfuggite alcune sue gaffe, soprattutto sulla geografia della Regione. "L'Emilia-Romagna funziona da sei, dobbiamo farla funzionare da dieci liberandola dalla burocrazia".
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