Un caloroso successo, poco meno di dieci minuti di applausi,
ha salutato ieri sera Macbeth, l'opera inaugurale del Festival
Verdi che le norme anti Covid hanno portato nell'enorme spazio
antistante il Palazzo Ducale di Parma dove è stato possibile
ospitare in sicurezza un buon numero di spettatori. Nel finale
c'è stata apprensione per il malore che ha colpito, per fortuna
in maniera non grave, un'artista del coro che pochi secondi
prima che l'opera terminasse si è accasciata sul palco.
Roberto Abbado, che del Festival Verdi è il direttore
musicale, ha guidato con la consueta sua finezza la versione
parigina in lingua francese che Verdi preparò per il 1865 e che
finora non era mai stata ripresa, scavando in tutte le
sottigliezze emotive e psicologiche della partitura verdiana e
dei due diabolici protagonisti. In questa versione Macbeth non
muore sulla scena, ma lascia il finale al coro, che in
quest'opera assume un ruolo assai determinante. Ottima la prova
della compagine preparata da Martino Faggiani.
Ragioni di sicurezza sanitaria hanno indotto la direzione
della manifestazione a scegliere un'esecuzione in forma di
concerto (e così sarà per il prossimo Ernani), cosa che ha
esaltato maggiormente il ruolo delle voci a partire propria da
quella del protagonista affidata al baritono francese Ludovic
Tézier, al debutto al Festival verdiano, capace di disegnare un
personaggio altero e di grande dignità. Al suo fianco, nel ruolo
della Lady, la soprano Silvia Dalla Benetta, il baritono
Riccardo Zanellato in quello di Banquo, il tenore Giorgio
Berrugi (Macduff) e il gruppo dei comprimari. Un cast omogeneo
che Roberto Abbado ha saputo accompagnare sempre al meglio
grazie anche all'ottima performance della Filarmonica Arturo
Toscanini e delle sue primi parti, la spalla Michaela Costea e
il primo violoncello Diana Cahanescu.
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