(di Giorgio Gosetti)
Avrebbe compiuto 80 anni il 16 marzo
il più internazionale degli autori italiani, l'unico ad aver
vinto un Oscar per la migliore regia in un palmarès affollato
che in quel 1988, grazie a "L'ultimo imperatore", lo portò a
vincere ben nove statuette (un record completato in chiave
personale dall'Oscar per la migliore sceneggiatura). Ma nella
sua casa romana spiccavano anche i Golden Globes, i premi alla
carriera della Mostra di Venezia e dell'Academy di Los Angeles,
il Pardo d'onore a Locarno e un diluvio di riconoscimenti
nazionali. Insomma una strada lastricata di successi (la sua
stella brilla oggi sulla Walk of Fame di Los Angeles) che sulla
scena nazionale comincia addirittura con l'opera prima ("La
commare secca", 1962) e sul palcoscenico mondiale con la
nomination all'Oscar per "Il conformista" (1970). Avrebbe
compiuto 80 anni se la malattia non si fosse accanita su di lui
portandolo via il 26 novembre del 2018. Quattro anni prima la
sua città natale, Parma, gli regalava la soddisfazione forse
segretamente più ambita: la laurea honoris causa in Storia e
critica delle arti dello spettacolo. In ermellino rosso e tocco
d'ordinanza, con il suo abituale sorriso sornione e gioiosamente
ironico, Bertolucci salì in cattedra per una memorabile "lectio
magistralis" che ripercorreva tutte le tappe della sua vita
artistica, cominciando dall'infanzia e dal magistero del padre
poeta, Attilio, per poi proseguire in un viaggio da eterno
adolescente, con gli occhi sgranati di fronte al "mistero del
cinema". Così si intitola il libro che, grazie alla passione
della moglie Claire Peploe, arriva oggi in libreria con La Nave
di Teseo e riproduce quella magica lezione, un esercizio di
sincerità, memoria, poesia e tecnica che attraversa con sguardo
lucido tutta la sua opera. Quel giorno, come ricorda Michele
Guerra che ha curato il volume , fu per Bertolucci un vero
"ritorno a casa", venato di emozione e di ricordi, quasi a
marcare la vera caratteristica che connota il suo successo:
portare la sua terra negli angoli più remoti del mondo, dalla
Cina al Tibet, dal Sahara a Parigi, senza mai rimuovere le sue
radici, straordinariamente evidenti nel poema più ambizioso, il
dittico di "Novecento".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA