Labs Contemporary art di Bologna propone dal 14 settembre al 13 novembre 'L'acqua le bagna come il vento le calpesta', personale dell'artista Dario Picariello.
In mostra tre grandi installazioni inedite della serie 'Cicli', produzione avviata nel 2020 che prende spunto dalle tradizioni dei canti popolari meridionali. Il percorso è accompagnato da un testo critico di Eugenio Viola, capo-curatore del Museo de Arte Moderno de Bogotá e prossimo curatore del Padiglione Italiano alla Biennale d'Arte 2022. Gli interventi, realizzati con diversi materiali e tecniche, sono messi in mostra grazie all'impiego di attrezzatura del backstage fotografico, come ombrelli o stativi. L'attenzione è rivolta al medium fotografico, ponte di unione tra il passato e presente: le immagini fotografiche vengono modificate digitalmente, trasferite con acidi su tessuti oppure stampate su carta blueback fatta a striscioline, per essere poi utilizzata per ricamare parole, secondo pattern decorativi di abiti cerimoniali o immagini naturali. I canti selezionati per questa occasione hanno origini e periodi differenti; a intrecciarli il tema comune della violenza, fisica, verbale o psicologica. Ogni opera racconta una difficile problematica, presentata attraverso brevi versi intrecciati su tessuti.
Il primo lavoro, 'Cinquantaquattro', riprende un canto tradizionale orale nell'Alto Jonio Cosentino per mostrare le difficili condizioni di lavoro dei braccianti nei campi. L'opera 'Le buone misure' riprende i versi di 'A Partannisa', canto di ragazze nella raccolta delle olive, antichissima canzone popolare siciliana: un appello di una ragazza che prega la mamma di non mandarla al mulino per non sottostare agli abusi del mugnaio. La terza installazione mette in scena una relazione amorosa mai consumata e giunta a un capolinea; echeggiano nell'aria i versi di 'Strambellate', stornello cantato in prima persona. La mostra si conclude con l'esposizione di due fotografie esposte come una sorta di polittico.
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