Usando un drone, un 30enne di origine albanese avrebbe tentato di consegnare al fratello, detenuto al carcere della Dozza a Bologna, microtelefoni cellulari e smartphone per comunicare con l'esterno. La squadra mobile della Questura, dopo avere seguito i movimenti dell'uomo arrivato in città lunedì, lo ha denunciato in stato di libertà per tentata indebita introduzione di dispositivi idonei a consentire comunicazioni telefoniche e telematiche da parte di detenuti in carcere. Dopo essere stati informati dalla polizia di frontiera dell'ingresso in Italia del 30enne, con precedenti alle spalle, gli investigatori hanno scoperto che aveva prenotato una stanza in un albergo e che mercoledì e giovedì, con una valigetta, si era appostato in via del Gomito, vicino al carcere, per alcuni sopralluoghi.
Secondo quanto accertato dalle indagini portate avanti in collaborazione con la polizia penitenziaria, che come disposto dal procuratore Giuseppe Amato sono state rafforzate per contrastare il rischio dell'introduzione di apparecchi per comunicare nella casa circondariale, il suo obiettivo era sorvolare la struttura con il drone e fare avere i microtelefoni, adeguatamente imballati, al fratello che deve scontare una pena, per una serie di rapine, fino al 2045.
Giovedì pomeriggio, il 30enne è stato fermato e sono state perquisite l'auto e la stanza d'albergo: oltre al drone professionale e alle batterie per alimentarlo, gli agenti hanno trovato materiale per imballaggio, due smartphone e tre microtelefoni con tanto di sim e cavi di connessione.
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