"Per il Comune di Bologna è incalcolabile, il danno dal punto di vista economico e incalcolabile". Lo ha detto il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, nel corso della sua testimonianza nell'ambito del nuovo processo sulla strage del 2 agosto 1980, rispondendo a una domanda del presidente della Corte d'Assise, Francesco Maria Caruso. Lepore, in qualità di rappresentante legale del Comune, ha riferito del danno civile subito dalla città a causa dell'attentato.
"Come sindaco di Bologna sono qui a testimoniare quello che è stato il colpo molto serio e grave che la nostra città e il nostro Paese hanno subito, in termini di vittime umane, 85 morti e oltre 200 feriti, di famiglie che hanno subito lutti. Nel mio ufficio ci sono due medaglie d'oro, una al valor militare e una al valore civile consegnata dal presidente Pertini" alla città, ha detto Lepore. "I cittadini ne portano ancora i segni, la nostra città, la nostra comunità e il Paese hanno subito un danno irreparabile, enorme, che da generazioni tramandiamo come memoria. Anche il progetto della città che portiamo avanti è legato al ruolo della memoria della strage". Il sindaco, che il 2 agosto 1980 non era ancora nato, ha citato più volte l'ex primo cittadino Renato Zangheri e poi all'esterno dell'aula, parlando con i giornalisti, ha ribadito: "Chiediamo verità e giustizia, vogliamo sapere chi furono i mandanti, come fu organizzata la strage e anche perché in questi 41 anni lo Stato non ha fatto chiarezza, perché ci sono figure, anche importanti a livello pubblico, che hanno depistato le indagini. Crediamo sia arrivato il momento di scrivere anche l'ultimo capitolo di quanto è successo, perché questa strage è oggi di grandissima attualità".
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