Dopo lo straordinario successo
ottenuto con il duo Solenghi-Lopez, il cartellone del Teatro
Duse di Bologna prosegue il 20 novembre (alle 21) e il 21 (alle
16) con il capolavoro di Franz Lehár, La vedova allegra.
L'operetta, tre atti su libretto di Victor Léon e Leo Stein da
un soggetto di Henri Meilhac, fu rappresentata per la prima
volta il 30 dicembre 1905 al Theater an der Wien con un successo
che da allora non si è mai arrestato. Se ne farà carico quella
che ormai è considerata la più importante compagnia italiana di
operette, quella di Corrado Abbati, che ne firma adattamento e
regia.
La più celebre tra tutte le operette, La vedova allegra,
coinvolge i protagonisti in un vorticoso e divertente scambio di
coppie, di promesse, di sospetti e di rivelazioni. Un parapiglia
che al termine si ricompone nel migliore dei modi con il
matrimonio fra la bella vedova Anna Glavari e l'aitante
diplomatico Danilo. Così, nel finale, tutti cantano la
celeberrima marcetta 'È scabroso le donne studiar!' in una
Parigi elegante e spensierata, come elegante e spensierata vuole
essere questa edizione dove si va da Maxim, ancora oggi simbolo
mondano-turistico parigino, si cantano valzer pervasi da un
erotismo scintillante, si ballano indemoniati can-can e si ama
con assoluta gaiezza in un'atmosfera spensierata e contagiosa
che assimila attori e pubblico.
"Non si offenda, ma questa non è musica": questa frase,
dettata dallo stesso Lehár, apparve incisa sulle medaglie
omaggio che la direzione del Theater an der Wien offrì in
occasione della trecentesima replica dello spettacolo. "Una
rivincita che il musicista volle concedersi nei confronti della
direzione del teatro stesso e dei critici, - spiega Corrado
Abbati - che la sera della prima gli avevano rivolto quello
scettico e non lungimirante apprezzamento. Ma forse avevano
ragione. 'La vedova allegra' non è musica, è molto di più: è
un'emozione, un'esperienza sensitiva che si stampa a lungo nella
memoria di chi l'ascolta".
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