Protesta, in mattinata al porto di Ravenna, per un gruppo di attivisti di Greenpeace deciso a contestare l'importazione di soia che arriva in Italia, destinata in gran parte, secondo l'associazione ambientalista, "all'alimentazione degli animali rinchiusi negli allevamenti intensivi". Al porto romagnolo, sottolinea Greenpeace, transita "circa la metà della soia importata nel nostro Paese, la cui produzione causa la distruzione delle foreste e di altri importanti ecosistemi".
La protesta pacifica degli attivisti ha coinvolto lo stabilimento di Bunge Italia, succursale di Bunge Limited, una delle principali società sul mercato internazionale di materie prime agricole, inclusa la soia. In particolare i manifestanti, provenienti da diversi Paesi europei, hanno scalato i silos usati per stipare mangimi e hanno aperto due grandi striscioni: il primo con un'immagine di quasi 200 metri quadri raffigurante degli animali in fuga da una foresta in fiamme, il secondo con la scritta "Soia che distrugge le foreste".
L'azione, spiegano da Greenpeace, si è conclusa dopo sei ore con gli attivisti che hanno dipinto su uno dei silos, alti circa 30 metri, la scritta "Contiene foreste". Pochi chilometri più in là, un altro gruppo con un maiale gigante in legno riciclato e iuta, ha sbarrato l'ingresso principale dello stabilimento di Bunge Italia, incatenandosi a uno dei cancelli e mostrando uno striscione con la scritta 'Soia per mangimi = Deforestazione'.
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