La difesa di Gilberto Cavallini,
ex Nar condannato all'ergastolo a 40 anni di distanza dalla
Strage di Bologna, chiede alla Corte di assise di appello, che
ha rinviato di un anno e mezzo il processo di secondo grado, di
poter anticipare lo svolgimento di un'integrazione della perizia
genetica sui resti trovati nella tomba di Maria Fresu. In primo
grado le analisi avevano concluso che il Dna di un lembo
facciale, presente nella bara della donna morta insieme alla
figlia Angela il 2 agosto 1980, non fosse in realtà attribuibile
a lei.
I difensori di Cavallini, gli avvocati Gabriele Bordoni e
Alessandro Pellegrini, avevano già chiesto in vista dell'appello
di poter fare un nuovo prelievo di campioni di Dna da quei resti
con l'obiettivo di avere dati genetici utili per la valutazione
dell'origine ancestrale (risalire ad esempio all'etnia della
persona) e la predizione del fenotipo (colore degli occhi,
capelli e pelle). I giudici però avevano risposto che questo
tipo di accertamento non poteva che essere svolto con una nuova
perizia, eventualmente da disporsi nel corso del giudizio di
appello. Una posizione condivisibile, per i difensori di
Cavallini, se la prima udienza fosse rimasta il 12 gennaio 2022,
mentre è stata rinviata al 19 aprile 2023: "quell'attesa è
incompatibile con le esigenze di difesa dell'imputato",
scrivono, motivando l'esigenza di disporre la perizia prima del
processo.
Per la difesa Cavallini l'analisi è fondamentale, dal momento
che il lembo trovato nella bara di Fresu "non può che riferirsi
a persona sconosciuta, di sesso femminile, al momento
dell'attentato vicinissima alla fonte esplosiva, com'è
dimostrato dalla natura particolarissima della lesione
facciale". E che "la vittima sconosciuta non è mai stata
reclamata da alcuno ed è questo il secondo dato particolarissimo
da osservare, oltre a quello che non vede ritrovato il corpo di
Maria Fresu", aggiungono, dicendo che la Corte potrà disporre
"nei modi che riterrà, la comparazione fra il Dna delle sette
vittime femminili con lesioni al cranio e quello del lembo
facciale ritrovato nella bara" di Fresu.
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