Un tuffo e un'immersione per
ammirare un luogo sottomarino unico in tutto l'Adriatico. Dal
vivo, ma anche virtualmente, grazie a video a 360 gradi
disponibili online che consentono a tutti di osservare la vita
di coralli, anemoni, spugne, crostacei e dei tantissimi pesci
che popolano l'area del relitto Paguro, a circa 11 miglia al
largo di Lido di Dante, nel Ravennate. È possibile grazie al
progetto Adrireef 'Innovative exploitation of Adriatic Reefs in
order to strengthen blue economy', che fa parte del programma di
cooperazione transfrontaliera 2014-2020 Italia Croazia ed è
dedicato allo studio, al monitoraggio e alla promozione
naturalistica e turistica dei reef, le scogliere marine.
Capofila del progetto è stato il Comune di Ravenna.
Il tour virtuale al relitto avviene attraverso video
realizzati grazie al lavoro del team di sommozzatori
professionisti di Ubica. Nel tour virtuale di 30 minuti è
possibile simulare un'immersione sul relitto del Paguro.
Partendo dalla motonave Daphne II di Arpae si potrà avere la
sensazione di tuffarsi con i subacquei impegnati nell'attività
di studio del reef. Altri filmati, più brevi, permettono di
osservare la vita dei pesci e altri animali marini senza
disturbarli e hanno consentito di monitorare l'area e
determinare quali e quante specie ittiche abbiano trovato nel
relitto un habitat ideale. É stata realizzata anche un'accurata
mappa 3D del relitto attraverso rilievi fotografici e
fotogrammetrici. Tra i resti del relitto si vede anche la statua
della Madonnina, realizzata dallo scultore Mauro Bartolotti di
Ravenna, per volontà dei sub Faustolo Rambelli e Vittorio
Giuliani Ricci, e installata nel 1994.
Il Paguro era una stazione di perforazione Agip affondata nel
1965 dopo una violenta fuoriuscita di gas che portò al collasso
in mare della struttura e alla morte di tre tecnici che vi
lavoravano. Negli anni l'area è divenuta una zona di rifugio per
moltissimi organismi marini, tanto da essere riconosciuta come
zona di tutela biologica nel 1995, sito d'importanza comunitaria
(Sic) nel 2012 e, infine, zona speciale di conservazione (Zsc)
nel 2019.
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