Yefim Bronfman, uno dei pianisti
più apprezzati della scena internazionale, torna a Bologna dopo
quasi cinque anni il 28 febbraio all'Auditorium Manzoni per la
stagione concertistica della Fondazione Musica Insieme.
L'artista, nato a Tashkent in Uzbekistan, si è trasferito
in Israele nel '73 dove di è formato musicalmente, prima del
perfezionamento in varie scuole americane (The Juilliard School,
Marlboro School of Music, Curtis Institute of Music) con Rudolf
Firkusny, Leon Fleisher e Rudolf Serkin. Dopo la tappa
bolognese, la tournée di Yefim Bronfman proseguirà il 2 marzo a
Mosca, il 7 ad Amsterdam e il 18 aprile alla Carnegie Hall di
New York.
Il programma della serata al Manzoni, che come di consueto
non prevede intervallo al fine di evitare possibili
assembramenti, sarà un viaggio attraverso alcune delle più
grandi opere pianistiche della prima metà dell'Ottocento,
dall'Arabeske Op. 18 di Robert Schumann, composta nel 1839, alla
celeberrima Sonata N. 23 in fa minore Op. 57 "Appassionata" che
Ludwig van Beethoven scrisse, invece, fra il 1804 e il 1806,
fino al Notturno in re bemolle maggiore Op. 27 N. 2 e alla
grande Sonata N. 3 in si minore Op. 58 di Fryderyk Chopin
completata nel 1844. "Ecco apparire Bronfman, il brontosauro! È
una forza della natura mimetizzata. - Disse di Bronfman lo
scrittore statunitense Philip Roth - Non avevo mai visto nessuno
gettarsi su un pianoforte come lui… Quando avrà finito, penso,
dovranno buttarlo via. Lo sta schiacciando. Non gli lascia
nascondere nulla. Qualunque cosa avrà dentro dovrà uscire, e con
le mani in alto. E quando accade, quando tutto è là fuori, e si
spegne l'ultima eco dell'ultima vibrazione, anche lui si alza e
se ne va, lasciandosi dietro la nostra redenzione. Ci saluta
allegramente con la mano e sparisce; e porta via con sé tutto il
suo fuoco con un impeto non minore di quello di Prometeo: ora la
nostra vita sembra inestinguibile». Parole che ben descrivono la
forza e l'impatto che ha sul pubblico il protagonista di questo
concerto, applaudito solista con grandi orchestre, osannato
assieme ai mostri sacri del camerismo.
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